Gradisca contro Kyenge, no al maxi Cara

Il sindaco boccia l’ampliamento del centro di accoglienza degli immigrati richiedenti asilo “approvato” dal ministro
Di Luigi Murciano
2008084 - ROMA - SOI - SICUREZZA: CPT PONTE GALERIA A ROMA. Alcune ospiti del Centro di permanenza temporanea di Ponte Galeria a Roma, questa mattina, si riparano dal sole nel cortile della struttura che accoglie gli immigrati. A Roma saranno 400 i soldati impiegati (tra cui 32 donne) al pattugliamento del territorio e al presidio di alcune aree sensibili. Da oggi controlleranno una decina di stazioni della metropolitana, ambasciate e - i para' della Folgore - il Cpt di Ponte Galeria. ANSA/MASSIMO PERCOSSI/i50
2008084 - ROMA - SOI - SICUREZZA: CPT PONTE GALERIA A ROMA. Alcune ospiti del Centro di permanenza temporanea di Ponte Galeria a Roma, questa mattina, si riparano dal sole nel cortile della struttura che accoglie gli immigrati. A Roma saranno 400 i soldati impiegati (tra cui 32 donne) al pattugliamento del territorio e al presidio di alcune aree sensibili. Da oggi controlleranno una decina di stazioni della metropolitana, ambasciate e - i para' della Folgore - il Cpt di Ponte Galeria. ANSA/MASSIMO PERCOSSI/i50

GRADISCA. Cecile Kyenge lascia il Friuli Venezia Giulia esprimendo parere positivo alla proposta di ampliare il Cara per scongiurare la riapertura del Cie e impegnandosi a sensibilizzare il governo. Risultato? Gradisca ora trema. E gli amministratori locali, all’indomani della visita del ministro dell’Integrazione a Udine e Pordenone, non nascondono l’amarezza e le perplessità: «Ancora una volta si decide sulla nostra testa».

L’ampliamento del Cara, il centro di accoglienza dei richiedenti asilo dove vengono inviati e ospitati gli stranieri richiedenti asilo privi di documenti di riconoscimento per consentire l’identificazione o la definizione della procedura di riconoscimento dello status di rifugiato, non trova favorevole solo Kyenge. Il presidente della Commissione straordinaria per la Tutela dei diritti umani, Luigi Manconi, ha già espresso un parere positivo. E la stessa presidente della Regione, Debora Serracchiani, non è affatto contraria. Ma è evidente che il via libera del ministro dell’Integrazione pesa, eccome, tanto più che a Gradisca è ancora cocente la delusione per il mancato incontro con Kyenge.

Il sindaco Tommasini, sia chiaro, ricorre ancora alla democrazia nei confronti del ministro: «Capisco le sue ragioni, ma lei avrà capito le nostre: un confronto così aperto e delicato non poteva essere svolto di notte». Ma, facendo capire tutta la sua irritazione per la questione del Cara, se la prende più genericamente con i politici: «Siamo francamente delusi da tutti quei professionisti della politica che sembrano avere soluzioni in tasca per le problematiche di Gradisca senza neppure conoscerne la realtà. In prima linea ci siamo noi, cittadini e amministratori: su Cie e Cara non si può continuare a decidere sulla nostra testa come avvenuto negli ultimi quindici anni».

E l’amministrazione comunale non ha dubbi che l’ampliamento del Cara non può e non deve essere l’unica soluzione per scongiurare la riapertura del vicino Cie, il centro di identificazione ed espulsione deputato per legge al trattenimento degli stranieri extracomunitari irregolari e destinati appunto all’espulsione. «Non solo non è una soluzione ma per la città rischia di essere un boomerang. Non abbiamo numeri né risorse per andare oltre il modello di accoglienza che già applichiamo» spiega Tommasini. Subito dopo si rivolege a Serracchiani: «Siamo sicuri che una volta risolte le problematiche del Pordenonese ci dedicherà la giusta attenzione. Il governatore aveva condiviso la nostra posizione espressa anche in un ordine del giorno: su Cie e Cara si gioca il futuro del territorio provinciale».

Se la posizione di Kyenge e Manconi dovesse trovare concretezza, dall’ex Polonio un domani sparirebbero gabbie e camere di parcellizzazione nell’ottica di ospitare non più soggetti ritenuti “pericolosi” ma profughi che richiedono protezione umanitaria. Persone libere di circolare sul territorio e bisognose di risposte concrete, a livello sociale, scolastico, lavorativo, di orientamento. Proprio per tale motivo l’ipotesi di ampliamento del Cara lascia con il fiato sospeso l’amministrazione comunale della cittadina isontina. Attualmente, con poco meno di 200 ospiti, la situazione è tutto sommato ben gestita. Ma che succederebbe con un aumento della capienza? «Un maxi-Cara sarebbe una realtà difficilmente sostenibile per un piccolo comune di semila anime, che già sta facendo molti sforzi per l’integrazione e la convivenza dei rifugiati con progetti unici in Italia. Ma se le presenze dovessero raddoppiare o triplicare per noi diventerebbe molto complicato convivere con questa realtà. Gradisca ha già dato molto, non deve essere lasciata sola in questa fase delicata in cui si sta prendendo una decisione» conclude il sindaco. Anche il locale Pd aveva già definito «miope e sbagliata» la soluzione di ampliare il Cara sfruttando gli spazi del Cie ora chiuso per restauro.

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