Gradisca, l’erba inghiotte l’antica colonna della Bruma

GRADISCA. L’Italia, nell’altra Italia, era nata da quattro anni; da noi invece sarebbe arrivata appena mezzo secolo dopo. Lei c’era già, semplice ma solenne, in mezzo ai palazzi senza pretese del borgo Bruma di Gradisca d’Isonzo. Testimone muta e devota dell’antica chiesetta risalente al quattrocento, la colonna ha rischiato grosso lo scorso marzo quando durante i lavori collaterali della rotonda del Mercaduzzo per poco non fu abbattuta. Le benne delle ruspe la sfioravano in continuazione, era mezza coperta da materiali edili buttati dalle maestranze senza tanti riguardi. Poi, grazie alla mobilitazione di un gruppo di cittadini gradiscani, è stato lanciato un appello che il sindaco Tommasini subito aveva raccolto.
Ora serve proprio un altro appello nell’osservare lo stato di degrado che circonda la povera e bistrattata colonna.
Il recinto in ferro battuto che la protegge è circondato da erbacce infestanti che non vedono da mesi la falciatrice. Quello spazio verde che dovrebbe essere un giardino è anch’esso un monumento: all’incuria. Solo che in questo caso sul banco degli imputati non ci va solo il Comune, obbligato alla manutenzione ordinaria anche del verde pubblico. Ci vanno pure tutti quei cittadini che potrebbero chiedere permesso allo stesso Comune e impegnarsi a mantenere in condizioni accettabili uno degli scorci più significativi della cittadina chiamata Fortezza. Splendida, ma con troppe macchie di trascuratezza al netto di improvvisi quanto misteriosi scoppi.
Neppure lo spiazzo ricavato davanti alla chiesa, per la cui costruzione era stato imposto il sacrificio di alcuni vecchi platani, convince della sua efficacia. Forse è più sicura l’uscita dei fedeli dalla chiesa, ma il vantaggio della realizzazione finisce qui.
La rotonda del Mercaduzzo è ormai acquisita e tutto è bene quello che finisce bene. Ma non di sole automobili si vive. Il giardino della colonna della Bruma non è un sito dove ogni giorno sostano migliaia di appassionati di storia, ma un’adeguata valorizzazione lo renderebbe più interessante. A dire il vero anche le facciate delle case che fanno da contorno al sito hanno visto tempi migliori, ma qui si entra in faccende private. Certo che il colpo d’occhio è deprimente ed emana una senza inversamente proporzionale rispetto all’indiscutibile bellezza del centro storico e della spianata.
Infine, ma qui bisogna andare dall’altra parte della cittadina, all’imboccatura del ponte sull’Isonzo, lato destro verso Sagrado, c’è un cippo che ricorda qualcuno. Più volte si è cercato di visitare da vicino il manufatto, ma i poco invitanti rovi l’hanno impedito. Due domande: chi è il signore ricordato? Non ci sono sufficienti falciatrici a Gradisca?
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