Gradisca può abbattere l’ex caserma della Gdf

Affidato all’architetto Alessio Princic l’incarico di valorizzazione dell’area Tra le ipotesi c’è quella di una terrazza affacciata sull’Isonzo e sul Carso
Bumbaca Gorizia 02.06.2018 Ex caserma GDF Gradisca © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 02.06.2018 Ex caserma GDF Gradisca © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

GRADISCA. Si decide il futuro dell’ex caserma della guardia di finanza di Gradisca d’Isonzo, rudere che da quindici anni continua inesorabilmente a cadere a pezzi nel cuore del parco del Castello.

Con l’affidamento dell’incarico professionale all’architetto friulano Alessio Princic – per la redazione di un progetto di valorizzazione dell’area - entra finalmente nel vivo un iter atteso da anni. E anche se nell’atto approvato dalla giunta comunale non se ne parla espressamente, fra le varie opzioni c’è anche quella della sua demolizione: parziale o totale sarà uno studio di fattibilità a stabilirlo. Potrebbe diventare una vera e propria “terrazza” open-space su Isonzo e Carso, con tanto di area attrezzata per eventi musicali e culturali all’aperto. Per 16 anni ormai l’immobile ex Gdf ha costituito una vera e propria beffa per il Comune di Gradisca e le amministrazioni che alla sua guida si sono succedute.

Acquisito a titolo gratuito dal demanio militare nel 2001 – ai tempi della giunta Fabris – l’ex caserma della Gdf pareva poter diventare un affarone: un edificio da recuperare, ottenuto gratuitamente dall’amministrazione pubblica, incastonato fra le mura venete della città e prospicente due simboli paesaggistici impareggiabili come l’Isonzo e il Carso. Pareva l’inizio di un percorso virtuoso, invece si è rivelato un incubo. Perché, per una beffa del destino, il tetto dell’edificio iniziò a cedere pochi giorni dopo il passaggio al Comune. Da allora non si è mai andati oltre uno sterile dibattito: che fare di quella cattedrale nel deserto che, da occasione, è divenuta una vera e propria palla al piede, un rudere pericoloso anche per la pubblica incolumità, oltre che dannoso sul piano dell’immagine?

Per anni le forze politiche e i cittadini si sono divisi fra il partito dei favorevoli alla demolizione e quelli al restauro, ma c’era anche chi caldeggiava la vendita a privati. L’empasse sembra finalmente risolta. La giunta guidata dal sindaco Tomasinsig, come detto, ha inserito a bilancio un capitolo di spesa ad hoc (attorno agli 11 mila euro) per uno studio di fattibilità sull’abbattimento dell’edificio, che da anni sta lentamente crollando.

«L’amministrazione – spiega l’assessore ai Lavori pubblici Alessandro Pagotto – intende proseguire nel percorso di recupero delle Mura Venete e degli spazi antistanti e limitrofi il Castello, che in questi ultimi anni risultano felicemente inseriti nei percorsi pedonali e ciclabili collegati con il nord Europa; in questo ambito si inserisce a pieno titolo l’ex caserma della guardia di finanza di Largo Bersaglieri, divenuta di proprietà comunale alcuni anni fa e ora bisognosa di un intervento che valorizzi tutta l’area di pertinenza e le mura che affacciano sull’Isonzo».

L’architetto Princic aveva già sviluppato, nell’ambito del progetto Pisus “Pedalando”, un intervento per il recupero della ex caserma della guardia di finanza, e pertanto conosce in modo rilevante l’area ed il contesto in cui sviluppare la propria proposta progettuale. Nel Pisus, che vedeva alleate Gradisca, Farra e Cormòns, c’era l’idea di unire Collio e Isonzo in un circuito virtuoso fatto di piste ciclabili, parchi a dimensione di turista e di bambino, e il recupero di immobili abbandonati nei tre comuni. Fra cui, per l’appunto, l’ex caserma Gdf per il quale ora potrebbe essere giunto il momento della demolizione.

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