Gregoir, il Basaglia nero: «Slego dagli alberi i malati di mente»

In Africa le persone con disturbi mentali vengono incatenate agli alberi, lui le slega. “Lui” è Gregoir Ahongbonon. Il “Basaglia del continente nero” ieri è stato ospite a Gorizia dell’associazione Jobel. Il presidente don Paolo Zuttion lo ha accompagnato tra gli studenti della IV Bsu del liceo “Slataper”, ma in precedenza aveva fatto tappa al centro diurno “Mare pensante” di via Vittorio Veneto. Al Parco Basaglia ha parlato con il direttore del Csm Franco Perazza e con l'assessore provinciale al Volontariato Ilaria Cecot. Nell’occasione è stata lanciata la proposta di una raccolta fondi per la realizzazione di un pozzo dell’acqua intorno a cui far sorgere una struttura per l’accoglienza delle persone affette da disturbi mentali. Il primo passo di questo sogno richiede una spesa inferiore ai 5mila euro e della raccolta si occuperà l’associazione Jobel (IBAN: IT25S0855164240000000203782). La vicenda di Gregoir è molto particolare. «Io non sono un medico, non ho una formazione scientifica: quello che vivo non viene da me, mi sono trovato di fronte ad una storia che mi sorpassa – racconta con semplicità -. Non sono diverso dai miei fratelli. Come tutti gli africani, anch’io avevo paura dei malati di mente».
La sua avventura iniziò nel 1990 “con uno sguardo”. «In giro per le strade vedevo tantissimi malati di mente: nudi mangiavano nelle immondizie. Per i nostri governanti sono l’ultimo problema. Come tutti gli africani, pensavo fossero posseduti dagli spiriti maligni e che fossero pericolosi, ma un giorno mi fermai ad osservarne uno. Era una scena che conoscevo. Quella volta mi sono detto: questo Gesù che cerco nelle chiese e che incontro nei sacramenti soffre in questo ammalato. Se rappresenta Cristo sofferente, perché devo avere paura di lui? Allora ho cominciato a vedere dove dormivano queste persone. Si trattava di donne, uomini e bambini che cercavano di essere amati come ognuno. Con mia moglie ho comprato un congelatore per dar loro cibo e acqua fresca. Poi ho capito che dovevo fare di più. Abbiamo chiesto alla direzione dell’ospedale se potevamo usare una piccola costruzione e abbiamo cominciato ad accogliere la gente. A Bouaké c’è uno dei due ospedali psichiatrici della Costa d’Avorio e allora ho chiesto allo psichiatra se potevamo portargli i malati, ha accettato ma dovevamo pagare il cibo e le medicine». Nel corso degli anni Gregoir ha aiutato 60mila persone, ma la sua missione non è ancora terminata. I santoni tengono incatenate gli alberi i malati di mente e lo fanno con il benestare dei familiari che, anzi, pagano per tenerli lontano. Lui vorrebbe liberarli tutti. «Immagino quello che Franco Basaglia ha dovuto vivere a suo tempo per rivoluzionare la salute mentale – dice -. Basaglia era un grande uomo. Bisogna dire che molti psichiatri non sono ancora entrati in sintonia con il suo spirito. Almeno vedendo quello che c’è in giro per il mondo. Lo scorso venerdì è venuto a trovarmi un signore francese che voleva mandare il figlio malato in Africa perché da cinque mesi è chiuso in un ospedale psichiatrico e non può nemmeno parlagli. Ho già accolto un francese e ha già ripreso a vivere la sua vita. Adesso è tornato dalla famiglia e aiuta la madre facendo piccoli lavori.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo