Gusci di noce, bulloni, scatole di fiammiferi: arte, tecnica e fantasia nella mostra dei presepi

A cura del comitato rione Centro inaugurata al Palazzetto Veneto la rassegna. Spazio anche all’estro degli studenti della Duca d’Aosta 
Bonaventura Monfalcone-19.12.2018 Apertura mostra dei Presepi-Palazzetto Veneto-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-19.12.2018 Apertura mostra dei Presepi-Palazzetto Veneto-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

la rassegna



L’arte del presepe conquista anche Monfalcone, storicamente lontana, anche per dimensioni, dalle esperienze di centri più piccoli come Turriaco o dalla tradizione più che consolidata di Grado (che del resto ne fa un’attrazione pure turistica) o di Ronchi dei Legionari. Lo fa con la mostra allestita al secondo piano del Palazzetto veneto di via Sant’Ambrogio dal comitato rione centro, dove la Natività viene declinata in una sessantina di sfumature diverse. Ci sono i presepi ridotti all’essenziale, di contenuti e di dimensioni, perché Maria, Giuseppe e il Bambin Gesù sono racchiusi in un guscio di noce o in una scatolina di fiammiferi di pochissimi centimetri. C’è chi per ricreare la nascita del Salvatore ha invece utilizzato i materiali più disparati, come Antonello Brandolin, capace di ricreare le figure con viti e bulloni o di intagliarle in un cd o ancora di racchiuderle tra due cucchiai di plastica. In una collezione privata spuntano invece Natività realizzate con le foglie di mais o di ambientazione andina, mentre Rosario Vallone ha inserito la nascita di Gesù nei contesti più diversi, da quelli italiani più classici a un bicchiere in vetro da vino, da un tronco cavo a una giara in terracotta. Un paio di presepi sono stati costruiti invece facendo interamente ricorso all’arte, ormai quasi dimenticata, del traforo, mentre al centro della sala troneggia il presepe tradizionale di Amelia Pecorari. Tutto meno che usuale è quello che invece nell’anno scolastico 2011-2012 realizzarono i bambini allora della prima A e prima C della Duca d’Aosta assieme alle insegnanti Annamaria Furfaro e Maria Rosaria Grimaldi. Da materiali poveri e di risulta, come la lana, è uscito un lavoro colorato e divertente, che fu premiato nel concorso dell’Unione delle Pro loco del Friuli Venezia Giulia. Schegge di bombe, proiettili, filo spinato e altri reperti del primo conflitto mondiale sono le materie prime che lo scultore goriziano Sergio Pacori ha utilizzato invece per costruire il suo presepe, oltre che il resto della sua produzione artistica. Un’opera che il comitato rione centro ha fortemente voluto come pungolo alla pace, come ha spiegato ieri il presidente dell’organismo di quartiere Luciano Negri, accompagnato prima in piazza e poi nel Palazzetto veneto dai gonfaloni dell’Associazione vittime civili di guerra e dell’Associazione mutilati e invalidi di guerra, presenti rispettivamente con il presidente provinciale Otello Dreossi e con il presidente regionale Giovanni Picco. I frammenti di bombe e di filo spinato nelle mani di Pacori sono diventati un bambino che tende in modo disperato le braccia al cielo dalla mangiatoia deposta tra le pietre del Carso. A vegliare su di lui tre figure militari e un angelo dal vestito arabescato da una trama di filo spinato che tra le mani reca l’augurio di “Pace”. L’incontro di ieri pomeriggio con le associazioni organizzato dall’amministrazione comunale è stato l’occasione per presentare l’artefice del presepe allestito nell’atrio del municipio, Ruggero Versace, su iniziativa sempre del comitato rione centro. —



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