Hanno fatto la storia di Ronchi ma il Comune li ha dimenticati

Era il dicembre di 2012 quando, dopo un’attenta analisi operata da un’apposita commissione, a Ronchi dei Legionari si decise di dare un nome a una serie di edifici e zone pubbliche della città. Sulla carta tutto deciso, tutto prestabilito, anche le immancabili polemiche per le scelte. Che, però, come spesso succede in tutto, o quasi, il territorio italico, non sono mai diventate del tutto operative. Così scuole, palestre, parchi e giardini comunali continuano ad essere anonimi. E dire che i nomi erano stati decisi. L’area degli impianti di base, quella che ospita il palasport ed il palaroller per intenderci, deve ancora diventare parco della Conciliazione, la conciliazione e la collaborazione tra le genti ed i popoli di tutto il mondo. L’auditorium di piazzetta dell’Emigrante deve essere denominato Casa della cultura, perché è qui che si sviluppano e si svilupperanno iniziative culturali a 360 gradi, dalla musica al teatro, dalle mostre alla presentazione di novità editoriali. Ma aspetta ancora anche l’intitolazione a Margherita Hack della scuola elementare di via Fratelli Cervi. Ci sono proposte che attendono una risposta, come quella di chi vorrebbe intitolare una via ai caduti di Nassiriya. Una proposta che alcuni cittadini, affiancati dalla sezione cittadina dell’Associazione nazionale carabinieri, aveva avanzato poche settimane dopo l’attentato del 2003.
Aldo Fulizio, Aldo Miniussi, Innocente Tarlao, Silvio Domini, Furio Lauri, Renato Burigato e, poi, i sindaci Gianmassimo De Pace ed Enzo Novelli. L’elenco potrebbe essere molto più lungo. Sono solo alcuni dei personaggi che hanno fatto la storia di Ronchi dei Legionari. Nel 2014, va detto, una piazza è stata dedicata all’artista Pino Furlan, scomparso nel 1987, così come anche alla staffetta partigiana Villanorma Micheluz. Mentre la palestra di via Zorutti è stata intitolata ad Ondina Peteani, nome noto della Resistenza. Ma ci sarebbero altre persone, altrettanto importanti nelle vicente cittadine, a meritare una qualsivoglia menzione. Ad iniziare da Aldo Fulizio, maestro elementare scomparso nel 1980, appassionato cultore di enigmistica classica fin dal 1931 e che si affermò composizioni nel campo specifico con il pseudonimo di “Alceo”. Fu lui a dar vita, assieme ad un altro ronchese illustre, Aldo Miniussi, anch’egli maestro elementare scomparso nel 1979, al sagradino Giordano Vittori ed a Silvio Domini a dar vita, nel 1985, al primo “Vocabolario fraseologico del dialetto bisiàc”. Silvio Domini: ecco un altro nome illustre che non compare in alcuna tabella od iscrizione in città. È scomparso nel dicembre 2005, all’età di 83 anni, Silvio Domini, personaggio molto conosciuto non solo a Ronchi, dov’era nato nel 1922 e dove ha sempre risieduto, ma a anche in tutti gli altri centri della Bisiacaria e fuori regione. E sempre in ambito culturale non ci si può dimenticare di Innocente Tarlao che ha scritto uno dei due inni alla città, musicati da Rodolfo Kubik. L’altro fu scritto da Luciano Miniussi e musicato da Leonardo Vinci. Una sera a Kubik venne imposto da una squadraccia fascista di iniziare un concerto a Ronchi suonando “Giovinezza”. Al rifiuto del maestro, i fascisti malmenarono il musicista. Il 30 aprile 1927 Kubik prese una sofferta decisione e partì col passaporto cecoslovacco alla volta dell’Argentina. Qui diverrà, tra le altre cose, direttore del coro polifonico della Radio di Stato argentina. —
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