I commercianti insorgono contro il sindaco

Confcommercio, Aciesse-Confesercenti, Cna, Confartigianato respingono con durezza le critiche che il sindaco Roberto Dipiazza, intervenendo sulla crisi del commercio, ha rivolto alle «associazioni di categoria che decidono non per il bene comune ma per interessi particolari».


Il primo cittadino ha citato negozianti e artigiani. E sono parole che le associazioni reputano offensive. Confcommercio ha richiesto per oggi a Dipiazza un incontro che sarà preceduto «nella prima mattinata» da una «riunione urgente» dell’ufficio di presidenza dell’associazione. Dell’incontro si parla in una nota che Confcommercio emana nel pomeriggio di una giornata densa di telefonate tra i vertici di varie associazioni investite dalle dichiarazioni del sindaco.


Dipiazza ha annotato che «la città è chiusa dalle associazioni di categoria» che decidono «per interessi particolari», ha aggiunto che «in altre parti d’Italia ci sono cortesia e voglia di lavorare che noi dovremmo andare a ”rapinare”», e ancora che i centri commerciali all’aperto - quelli cui il comparto sta lavorando - «non servono mentre c’è bisogno di iniziative di qualità». Per concludere che i parcheggi invocati dai negozianti «non sono la soluzione» e che insomma, piuttosto, «si pensi a lavorare» visto che nella Trieste delle frontiere che cadono «le opportunità» non mancano. Già nel mattino si sparge la voce: ci sarebbe perfino chi valuta se nelle dichiarazioni di Dipiazza vi siano gli estremi per querele. Intanto la Confartigianato guidata da Dario Bruni rompe ufficialmente il silenzio prima di pranzo invitando il sindaco, per quanto la riguarda, a «non intervenire da tuttologo su tematiche» di cui «talvolta non ha la conoscenza piena». Confcommercio più tardi sceglie toni secchi dicendosi però in attesa della riunione di oggi.


«Non si sa a quali interessi particolari si sia riferito il sindaco - si legge in una nota dell’associazione guidata da Antonio Paoletti - e non si quali iniziative e quali associazioni precluderebbero alla città un futuro migliore, che tutti auspichiamo. Confcommercio, con i suoi oltre tremila associati, rappresentando oltre il 75% delle imprese del settore commercio, la quasi totalità delle imprese del turismo e il 40% delle imprese di servizi, trasporti e logistica, ha sempre respinto con durezza ogni intervento che lede la dignità e il lavoro delle imprese associate e dell’associazione». E per essere più chiari, «non ha mai preteso di ottenere il gradimento del potere politico sulle iniziative - prosegue il comunicato - ma ha sempre preteso rispetto per l’economia del territorio e per le imprese associate».


Rimarca ancora, l’associazione, le azioni portate avanti «per la tutela degli interessi legittimi dei suoi associati e per lo sviluppo dell’economia del territorio», puntualizza il sempre ricercato «coinvolgimento di tutti i soggetti» e ricorda che chi al suo interno riveste «incarichi di presidenza o vicepresidenza» lo fa «democraticamente, senza ricevere alcun compenso o rimborso e sacrificando» il proprio tempo. Attacca il sindaco anche il presidente di Aciesse-Confesercenti Giuseppe Giovarruscio, che addita però al contempo una Confcommercio costretta a «dividersi nella tutela di interessi tanto contrastanti tra loro come il piccolo commercio e la grande distribuzione». Quanto a Dipiazza, prosegue Giovarruscio, «ha esordito in un modo che più offensivo non poteva essere. Ci ha messi tutti nello stesso calderone di responsabilità», laddove «dovrebbe rivolgersi solo a quelle categorie con le quali ha intrattenuto e intrattiene rapporti privilegiati, quelle che tengono strette le redini dei principali centri decisionali in materia di accesso al credito, contributi, promozioni aziendali, patrocini e sponsorizzazioni quali la Camera di commercio, il Confidi e altri organismi istituzionali e non».


Da un altro comparto, ecco poi le voci di Cna e Confartigianato. Dipiazza ha sostenuto che «ogni mattina gli artigiani del Triveneto vengono a lavorare a Trieste mentre sarebbero dovuti essere i nostri artigiani, assieme agli sloveni e ai croati, a invadere il Triveneto». Ma «il sindaco non si rende conto», scrive Dario Bruni, che quello di Trieste è un artigianato sviluppato «soprattutto nei servizi e non nella produzione», come invece è quello triveneto. Ad ogni modo «le imprese artigiane triestine sono 4700 e danno lavoro a 13 mila persone», in un trend di «crescita». Piuttosto, visto che proprio il settore di produzione è limitato dalla mancanza di aree insediative, «invito il sindaco che stimo e apprezzo - aggiunge Bruni - a dedicarsi anima e corpo, come piace a lui, al sito inquinato di interesse nazionale». E mentre Bruni chiude con un inciso sui prezzi praticati dal comparto artigiano, ricordando «l’estrema pignoleria» con cui a suo tempo i valori in lire furono convertiti in euro, dalla Cna la presidente Franca Fabian osserva che «forse il sindaco dovrebbe pensare prima di parlare». E ritiene che «i nostri associati si sentano offesi per essere stati implicitamente definiti degli sprovveduti, visto che si farebbero rappresentare da associazioni che curano gli interessi di pochi.


In Cna però non è così». E ancora, «non è con attacchi come questo che si risolvono i problemi del commercio e più generalmente della città», chiude Fabian: «Piuttosto mettiamoci attorno a un tavolo e parliamo in modo costruttivo».

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