I corrieri: «Lavoriamo con ritmi durissimi e i clienti ci trattano da appestati»

TRIESTE «Ci trattano come appestati, senza rispetto. Eppure stiamo facendo il nostro lavoro consegnando loro le cose che comprano su internet e lo facciamo lavorando in condizioni difficilissime». C’è rabbia tra i corrieri che ogni giorno consegnano pacchi acquistati sulle piattaforme digitali, dove dall’inizio dell’emergenza Covid-19 molti triestini comprano tutti quei prodotti altrimenti difficili da reperire a causa della chiusura di molti negozi.
Fin dalle prime settimane della quarantena gli operatori hanno visto un incremento delle consegne: «Siamo arrivati quasi ai numeri di Natale - spiega un corriere. Mediamente in questo periodo portavamo circa 60/80 pacchi al giorno. Oggi, ed è una giornata tranquilla, solo io ne devo portare un centinaio. A dicembre, quindi nel periodo più intenso di lavoro tra promozioni e regali, arriviamo a quota 120, si tratta però di condizioni straordinarie che durano al massimo una ventina di giorni».
Il problema, per i corrieri, non è però la mole di lavoro. «Quella non ci spaventa, siamo abituati a operare in condizioni molto difficili durante l’anno - spiega uno di loro -. Condizioni meteo difficili e parcheggi che dovrebbero essere riservati al carico e scarico sempre occupati sono all’ordine del giorno. I vigili quando possono cercano di capire le nostre difficoltà, però ogni tanto arriva la multa che spesso dobbiamo pagare di tasca nostra. L’unica cosa positiva di questo periodo è il calo del traffico e qualche posto in più sugli stalli dedicati, si tratta però di una magra consolazione». Ma quello che fa più “male” ai corriere è l’atteggiamento dei cittadini: «Siamo trattati come appestati e spesso senza rispetto. Abbiamo delle regole chiare e dobbiamo evitare ogni contatto. Quando siamo costretti a chiedere le firme spesso ci guardano con circospezione e c’è chi usa addirittura i ganci per i vestiti per restare a distanza. Una signora mi ha fatto appoggiare la scatola a terra con sopra il tablet per la firma, ci ha spruzzato non so cosa e poi con fare schifato ha firmato. Con tutto il dovuto rispetto, basterebbe un po’ di gentilezza anche perché indossiamo sempre guanti e mascherine come da prescrizione». Qualcuno non accetta neanche di dover scendere a ritirare la spedizione.
I corrieri che non lavorano con Amazon o che si occupano di consegne indirette - in sostanza shop che si appoggiano solamente per la vendita al colosso statunitense e sono dotati di magazzini indipendenti - hanno l’obbligo di non entrare a contatto con il cliente lasciando il prodotto sulla cassetta della posta. «Alcuni- spiega un corriere - non accettano questa cosa e ci urlano dietro di tutto perché magari sono convinti che vogliamo fregarli. Devo anche però cercare il lato positivo perché una signora mi ha gridato dietro, ma era per darmi la mancia. Sembra un piccolo gesto, per noi è un qualcosa di piacevole non tanto sotto l’aspetto economico, quanto perché ci fa sentire apprezzati».
Un’altra criticità è legata all’assenza di servizi igienici. «Sembra una cosa da poco, però con la chiusura dei bar per noi la situazione è complessa. Oltre all’impossibilità di bere un caffè o poter mangiare un panino, con lo stop degli esercizi pubblici non possiamo neanche usare i servizi igienici. Alcuni negozi, quelli che possono restare aperti e magari sono tappe abituali, cercano di darci una mano. Ci sono anche clienti che sono gentili e magari ci chiedono se abbiamo bisogno di acqua o qualcosa da bere, si tratta però di situazioni piuttosto rare». «Non pensiamo di essere degli eroi - aggiunge un altro corriere - e in questi giorni giustamente sentiamo parlare del grande impegno del personale medico e sanitario, degli operatori della grande distribuzioni o dei rider che portano il cibo. Noi siamo una categoria che evidentemente deve migliorare il marketing - aggiunge sorridendo un corriere - visto che a Trieste siamo trattati come appestati». Sulle tutele e sui diritti la situazione è ancora complessa. «I sindacati non ci calcolano molto - racconta un corriere di quelli che opera con Amazon - e a livello di diritti sindacali ci sentiamo poco considerati, speriamo che la situazione cambi un po’». Amazon ha in ogni caso scelto di ridurre il numero di consegne dando priorità a beni urgenti: sul sito è anche pubblicato un decalogo per le consegne nel quale si specifica che il rischio di contrarre il contagio con un pacco, secondo l’Oms, è ridotto. Sono sempre operativi gli armadietti per il ritiro. —
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