I dieci anni del “Teresiano” poveri in continuo aumento

Era il 2002 quando, grazie a un intervento di ristrutturazione interamente finanziato dalla Fondazione Crt, prese avvio l’opera di assistenza alle persone in difficoltà e senza dimora presso la casa di accoglienza “Teresiano” di via dell’Istria. Il rinnovato edificio - gestito dalla Caritas diocesana - presentava la possibilità di ospitare un massimo di 70 individui offrendo loro un letto, i pasti, servizi igienici, ricreativi, consulenza sanitaria e spazi di ascolto e orientamento per il reperimento di un lavoro e un’abitazione propria.
Ieri, a dieci anni di distanza, si è celebrato l’importante compleanno di un luogo che prima di tutto ha rappresentato e rappresenta una comunità, una grande famiglia il cui scopo principale è assistere i propri componenti nel momento della difficoltà per proiettarli, con un lavoro quotidiano di sostegno e ascolto ma anche di responsabilizzazione dei soggetti, verso l’autonomia.
Presente alla festa per i dieci anni della struttura, l’arcivescovo Giampaolo Crepaldi ha sottolineato proprio questo aspetto: «Qui si accolgono persone che vivono in condizioni di disagio per consentire loro, attraverso un programma mirato, di riconciliarsi con la vita e recuperare la propria indipendenza».
Un programma portato avanti grazie alla sinergia di intenti realizzatasi tra la stessa Diocesi, il Comune e la Fondazione Crt e necessaria, soprattutto oggi, ad affrontare l’emergenza economica venutasi a creare per molte famiglie che improvvisamente si sono trovate a fare i conti con l’indigenza. «Attualmente vivono qui 54 persone, quasi tutti uomini e, per il 60 per cento, stranieri (molti i rifugiati provenienti dalle zone di guerra mediorientali, nda). L’età si sta alzando: si tratta di individui che hanno perso il lavoro a cinquant’anni, con alle spalle un’esperienza di famiglia divenuta ingestibile» afferma Roberto Basetti, direttore della Caritas, a conferma dell’esistenza di un’emergenza rappresentata dai “nuovi poveri”. «Chi si presenta qui da noi - continua - ha bisogno di tempi sempre più lunghi per recuperare un’autonomia: la città ha ridotto la sua capacità di riassorbire i lavoratori disoccupati per i quali è impossibile pagare un affitto».
Dati preoccupanti che, abbinati ai “numeri” della mensa - 70 pranzi e 70 cene al giorno, rispetto al massimo di 50 raggiunto fino a poco tempo fa - disegnano un quadro attuale della povertà piuttosto cupo. Va ad aggiungersi la sempre maggiore difficoltà dell’amministrazione comunale nel destinare alla struttura i propri fondi, eccessivamente ridotti: «L’assistenza alle persone in difficoltà è una nostra priorità - spiega l’assessore alle Politiche sociali Laura Famulari - e proseguiremo nella gestione delle diverse progettualità sociali in atto. Senz’altro ci troviamo di fronte a una crisi che ci richiede grossi sacrifici e per tempi non brevi: ora più che mai va fatto fronte comune».
Nonostante le difficoltà la struttura festeggia il proprio decennale con l’orgoglio di aver restituito alla propria autonomia circa 40 soggetti del progetto profughi, con un nuovo ambulatorio dentistico inaugurato da poche settimane e con l’apertura del tavolo per affrontare l’emergenza freddo. Un traguardo raggiunto grazie alla collaborazione e all’aiuto di tanti volontari di buona volontà.
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