I fondatori: «Cerchiamo la libertà su Internet»

TRIESTE. Se State of the Net è arrivata alla sua quarta edizione il merito è dell'entusiasmo è dei suoi fondatori. Sergio Maistrello, Paolo Valdemarin e Beniamino Pagliaro. Abbiamo chiesto ai primi due di tirare alcune somme.
Che rapporto avete con Trieste?
SM: «È un rapporto che sta crescendo anno dopo anno. Trieste è una città naturalmente predisposta a ospitare una conferenza come questa, punto di incontro ideale tra gli innovatori italiani e quelli del resto del mondo».
Si parlerà del problema della privacy?
SM: «Sabato ospitiamo una conversazione dedicata ai cambiamenti di prospettiva nella sicurezza informatica dopo le rivelazioni del Datagate, un evento che ha fatto riflettere sul valore dell’informazione di un paese inteso come insieme dei suoi cittadini e ha spostato il tema della privacy dal singolo alla comunità. Gigi Tagliapietra ne parlerà con esperti di infrastrutture critiche a livello nazionale e internazionale come Luisa Franchina, Corrado Giustozzi e Alessio Pennasilico».
Luca De Biase della fondazione Ahref parlerà di nuovi modelli per sviluppare informazione di qualità dal basso. Di cosa si tratta?
PV: «Accanto alle fonti di informazioni tradizionali troviamo sempre più presenti blog e social network. In questi casi la credibilità si basa molto di più sulla qualità delle relazioni tra le persone sui social network. Ovviamente sono solo i primi passi».
Qual è il carattere dei media civici?
PV: «Quello che cerchiamo di fare è creare strumenti che i cittadini possono usare per gestire quella che De Biase chiama “informazione di mutuo soccorso”. Non si tratta solo di software ma soprattutto di educazione e dell’individuazione di un metodo condiviso per la gestione dell’informazione».
Cosa pensate del crowdfunding?
SM: «L’economia dei media tradizionali era soprattutto l’economia dei sistemi di diffusione dell’informazione. Gli strumenti di domani non potranno essere quelli di ieri. Le persone pagheranno per ciò che ai loro occhi avrà veramente valore. Il crowdfunding è uno dei primi modi per rendere esplicita e quantificabile questa relazione. Ma è la preistoria di una nuova economia, non il punto di arrivo.
Social media e attivismo digitale. Suggetimenti?
SM: «Per beneficiare della rete bisogna comprenderne bene i meccanismi che in realtà sono pochi e semplici ma controintuitivi, remano contro decenni di alfabetizzazione ai sistemi di produzione e diffusione di massa. Anche i cosiddetti nativi digitali ne sono ancora pesantemente ostaggio. Ecco, dovessimo dare un suggerimento: lasciare da parte le certezze».
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