I genitori: brutta storia ci è crollato il mondo addosso

Sono passati diversi anni. La rabbia, forse, si è stemperata con lo scorrere del tempo. Ma l’indignazione è rimasta intatta fra i genitori che hanno visto i propri figlioletti maltrattati in quello...
Di Francesco Fain

Sono passati diversi anni. La rabbia, forse, si è stemperata con lo scorrere del tempo. Ma l’indignazione è rimasta intatta fra i genitori che hanno visto i propri figlioletti maltrattati in quello che doveva essere un nido sicuro, confortevole, dove passare una mattinata in totale spensieratezza, lontano dai genitori ma in un ambiente ugualmente familiare.

Paolo Cappelli vorrebbe evitare di fare commenti. «È una brutta storia», ripete. E aggiunge poche altre parole: «Spero che la Procura della Repubblica faccia chiarezza e prenda dei provvedimenti nei confronti dei responsabili». Pare che in quella struttura si fossero vissute nel passato situazioni di forte tensione. La famiglia Cappelli, una volta scoperto ciò che accadeva in quelle quattro mura, ha immediatamente portato via il figlioletto dalla struttura: struttura che oggi non esiste più.

Ma come hanno appreso i genitori dell’abuso «dei mezzi di correzione e disciplina - si legge nel capo d’imputazione - nei confronti dei minori loro affidati?» Sembra che in questo caso l’aiuto non sia arrivato dalle telecamere a circuito chiuso interne, come accaduto in casi analoghi nel resto d’Italia. Luca Furlani, un altro papà, sottolinea di essere venuto a conoscenza di quelle situazioni da una giovane insegnante che lavorava nell’asilo nido “Progetto bambino” di viale Virgilio 20/B. «Per la verità, la confidenza non è stata fatta a me, ma a mia moglie. In quel momento ci è crollato il mondo addosso. Ricordo che eravamo quasi a fine anno scolastico». I genitori hanno vissuto personalmente, sulla loro pelle vicende che parevano essere lontane da Gorizia, proposte dalla televisione.

Vittorio Arcangeli è un militare. E vive a Gorizia con la famiglia. Lui ha deciso di ritirare la denuncia. Ma non perché abbia “assolto” l’operatrice. «Mi astengo dal fare commenti. Dico soltanto che faccio più affidamento a una giustizia divina». Poche parole ma taglienti e che ben descrivono il sentimento di un padre ancora ferito, nonostante il passare degli anni.

Resta un ultimo interrogativo. Come mai una vicenda così grave non è emersa già nel 2007, quando questa brutta storia ha avuto lo strascico alla Procura della Repubblica? Nulla è trapelato. Nessuno ha parlato. Tutto è passato sotto silenzio. E soltanto oggi, perché c’è un rinvio a giudizio, è emersa questa torbida storia.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo