«I murales arma anti-degrado»

Murales come arredo urbano con cui abbellire il centro e, contemporaneamente, disincentivare i graffittari dall’imbrattamento di monumenti e pareti fresche di tinteggiatura. È la proposta dell’assessore alla Cultura Paola Benes che dopo aver ispezionato le opere rimaste per 17 anni a dormire nei magazzini comunali sta seriamente pensando di restaurarle per un loro riuso, in chiave decorativa. Del resto, che la street art possa essere nobilitata lo testimonia il successo di un artista schivo ai riflettori come Banksy, che ha tappezzato le periferie di Bristol e Londra coi suoi stancil, oggi molto quotati e meta di pellegrinaggio da parte dei turisti. «Sto pensando di selezionare le opere che non si sono danneggiate in questi anni di custodia nei magazzini per vedere se è possibile un restyling e un riutilizzo come arredo urbano, da inserire in alcune aree della città», ammette Benes. Intanto, per chi volesse avere un “assaggio” di questa forma artistica è prevista da venerdì e fino al 27 ottobre una mostra alla sala “Antiche mura”. Il percorso espositivo è realizzato, col patricinio del Comune, dall’associazione culturale Capta e s’intitola “La Memoria del Silenzio - La Città e i suoi labirinti”. È un omaggio ai murales creati a Monfalcone nel 1992 da un gruppo d’artisti europei (e mai utilizzati come arredo urbano, se non in minima parte) nel corso di un evento allestito da Franco Milani: “Il Labirinto e il suo Doppio”
Il concetto di labirinto appare attualissimo per descrivere quella che è oggi la nostra società civile, vale a dire un luogo dove ci si perde. Un luogo che si specchia nella dimensione dell’arte, la quale è appunto il doppio di questo labirinto che è la vita. Nelle cattedrali medioevali si trovava infatti spesso il segno del labirinto, a significare il percorso della vita umana. La mostra proposta, spiega l’assessore Benes, vuole significare la rimembranza degli innumerevoli percorsi umani in quello che diviene necessariamente la loro dimensione definitiva: il silenzio. In mostra le opere di Valentin Oman, Nicoletta Leghissa, Manolis Thomakakis e Franco Milani, che esprimono in modi diversi la nascita e l’evoluzione di forme della memoria di emozioni. A cornice dell’allestimento, letture sceniche di prosa e poesia, con interventi musicali, che si terranno ogni giorno alle 18. C’è infine la possibilità di partecipare a laboratori artistici. (t.c.)
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