I vecchi banchi in pietra restano in Pescheria

Dopo l’installazione di Jannis Kounellis i 38 tavoli non sono stati più traslocati Cosolini: «Abbiamo deciso di lasciarli lì per evitare di disperderli un’altra volta»
Di Fabio Dorigo

L’ex Pescheria riacquisisce i vecchi banconi del pesce. Quelli rimasti e sopravvissuti a un secolo dall’inaugurazione. Trentotto banchi in pietra sui 146 presenti l’11 agosto 1913. Merito dell’arte contemporanea. O meglio dell’Arte povera. I banchi di vendita del pesce, riutilizzati per l’installazione site specific di Jannis Kounellis, sono rimasti all’interno del Salone degli Incanti dopo lo smaltimento dell’opera avvenuto a febbraio con la distribuzione gratuita di 500 pietre andate esaurite in poche ore.

I banconi di pietra formano ora una specie di spina dorsale del centro espositivo sulle Rive. Non sono stati spostati. «Li abbiamo ritrovati e recuperati per la mostra di Kounellis ed è meglio che rimangano lì piuttosto che corrano il rischio di qualche dispersione come è avvenuto in passato», spiega il sindaco Roberto Cosolini. Nessun trasloco in vista, insomma. Per ora. Meglio non correre rischi. Del resto è impossibile riportarli nel luogo da dove sono stati ripescati, ovvero i magazzini dell’ex caserma di via Cumano (padiglione cucine per la precisione) dove era stati “ricoverati” nel 2002 per dare avvio alla (il linguaggio è quello degli uffici comunali) dopo la ristrutturazione del 2002. L’allestimento in corso della prima parte del Museo di guerra per la pace Diego de Henriquez “in via Cumano (“chiuso per lavori di ristrutturazione” si legge sul sito del Comune, anche se in realtà non ha mai aperto) rende impraticabile il ritorno dei banchi lapidei. Così resteranno a Santa Maria del Guato forse a tempo indeterminato. «Vediamo», dice il sindaco che sull’ex Pescheria possiede un “immaginario” alquanto vasto.

Dal prosecco alla vitovska, dall’arte alla moda, dalla scienza al caffè. D’ora in poi tutti dovranno face i conti con i 38 banchi di marco inventandosi di volta in volta una funzione all’interno dello spazio espositivo. Spostarli, visto il loro peso specifico, non è così agevole. «Di volta in volta si vedrà come utilizzarli e valorizzarli. Ho preferito che rimanessero lì, invece che andassero nuovamente dispersi. Non c’è fretta per ora» aggiunge Cosolini. Il primo evento utile, in effetti, sembra fatto su misura per i banchi in pietra. «Per l’iniziativa Mare e Vitovska, prevista nel ponte di Pentecoste, i banconi del pesce mi sembra vadano bene» aggiunge il sindaco. Così pure per il Prosecco show della Camera di commercio che, a differenza della Vitovska, è tutto d’importazione. Non sarà difficile neppure la convivenza con la rassegna Its: i banconi potrebbe essere un’ottima passerella per la moda. E forse potrebbero tornare utile anche per l’Expo del Caffè, con il marchio Illy: i banchi del pesce potrebbe rappresentare un’ottima soluzione logistica. Più complicato pensare a un loro utilizzo nell’ambito dell’Immaginario scientifico che dovrebbe venire dopo l’Expo 2015. Ma qui siamo nella fantascienza e, come dice il primo cittadino, “non c’è fretta”.

La cosa importante è che i banchi di vendita del pesce in pietra siano tornati a casa, grazie alle suggestioni artistiche del greco Kounellis. Al primo sopralluogo all’ex Pescheria l’artista greco ne aveva scorti due (dimenticati là dall’ultima Barcolana) e se n’era innamorato e li ha chiesto per la sua installazione. Così ora fanno di nuovo parte integrante del salone degli incanti per il quale erano nati. Una specie di amarcord per i triestini che non si sono mai rassegnati del tutto alla sconsacrazione di Santa Maria del Guato.

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