«I vitalizi d’oro restano. Vessati i soliti noti»

“Contributo di solidarietà” abolito dalla Consulta. «Piangono sempre e solo le categorie medio-basse»
Un momento nell'aula della Corte Costituzionale durante la discussione su questioni di legittimità costituzionale dell' ''Italicum''. Roma 24 gennaio 2017. Al centro il presidente Paolo Grossi, alla sua destra Aldo Carosi, Mario Rosario Morelli, Giuliano Amato, Daria De Petris, Franco Modugno. Alla sinistra di Grossi Giorgio Lattanzi, Marta Cartabia, Giancarlo Coraggio, Silvana Sciarra, Nicolo' Zanon (relatore), Augusto Antonio Barbera. ANSA/GIUSEPPE LAMI
Un momento nell'aula della Corte Costituzionale durante la discussione su questioni di legittimità costituzionale dell' ''Italicum''. Roma 24 gennaio 2017. Al centro il presidente Paolo Grossi, alla sua destra Aldo Carosi, Mario Rosario Morelli, Giuliano Amato, Daria De Petris, Franco Modugno. Alla sinistra di Grossi Giorgio Lattanzi, Marta Cartabia, Giancarlo Coraggio, Silvana Sciarra, Nicolo' Zanon (relatore), Augusto Antonio Barbera. ANSA/GIUSEPPE LAMI

«Piangono sempre e solo i piccoli e i medi pensionati». Se da un lato la legge Fornero ha disposto il blocco della rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici per gli anni 2012 e 2013 superiori a tre volte il trattamento minimo Inps (1500 euro mensili), senza previsione alcuna di un meccanismo di recupero per il futuro, dall’altra parte la Corte costituzionale ha abolito il “contributo di solidarietà” per le pensioni che superano la cifra, non proprio modesta, di 90mila euro all’anno. Tale contributo, pari al 5% di trattamenti pensionistici che si attestano fra i 90mila e i 150mila euro annui, andava a favore della previdenza complessiva. Oltre i 150mila euro annui il contributo si assestava al 10%, per passare al 15% oltre i 200mila euro l’anno. Dal primo gennaio 2017, invece, chi percepisce una pensione superiore a quattordici volte il minimo può dormire sonni tranquilli: le pensioni d’oro non si toccano, dal momento che la solidarietà nei confronti dei pensionati meno fortunati è stata abolita perchè incostituzionale.

«Intanto in Friuli Venezia Giulia ci sono circa 120mila pensionati che perdono l’adeguamento Istat - sottolinea Stelio Ziviz, pensionato e membro del Comitato regionale Inps -. Si tratta di un mancato adeguamento che colpisce ognuna di queste persone per circa mille euro lordi all’anno». Questo mancato guadagno pesa sulle tasche dei pensionati, i diretti interessati, ma anche su quelle della collettività. Una parte delle tasse che se ne va a Roma, infatti, rimane in Friuli Venezia Giulia in virtù delle quote di compartecipazione ai tributi erariali previste per le regioni a statuto speciale e per le province autonome.

«Non solo i pensionati ci rimettono per questi mancati adeguamenti - precisa Ziviz - ma anche tutti i cittadini residenti in regione». I sindacati sono da tempo sul piede di guerra, «dal momento che è l’ennesima volta che si cerca di fare cassa con i pensionati che, sempre più spesso, vengono utilizzati dal governo come uno sportello bancomat». «A oggi - l’amara conclusione di Ziviz - nessuno parla più del recupero del valore nominale delle pensioni bloccate, drasticamente ridotte dal blocco biennale. L’una tantum liquidata dall’esecutivo nel mese di agosto 2015 appare come un intervento iniquo».

(lu.sa.)

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