Il 40% di chi vive in affitto sta in una “casa popolare” E solo 8 inquilini su 100 non sono cittadini italiani

I dati del bilancio sociale 2018 dicono che gli utenti dell’ente sono  un decimo della popolazione. Il problema della vetustà degli immobili 

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Sono un decimo della popolazione triestina e quasi la metà di chi vive in affitto. Per il 60% sono donne e la metà ha compiuto 65 anni. È questo l’identikit, in base ai dati del 2018, dei residenti Ater, presentato ieri dal presidente Roberto Novacco con il direttore Franco Korenica davanti al presidente del Consiglio comunale Francesco Panteca e all’assessore alle Politiche sociali Carlo Grilli.

L’IDENTIKIT

Il bilancio sociale dello scorso anno, redatto dagli uffici Ater, racconta che gli inquilini dell’ente – per la precisione 19. 417, l’8% della popolazione triestina – rappresentano il 40% delle 48. 808 persone che vivono in affitto nel capoluogo giuliano. Una percentuale che si discosta di 11 punti dalla media regionale, dove gli affittuari dell’edilizia sovvenzionata sono il 29%. Ma come vivono queste persone nei diversi edifici sparsi per la città? Il 48% da solo mentre il 32% con una o più persone. E, «a differenza di quello che solitamente si sente dire», ha voluto sottolineare Novacco, il 92% dei titolari di contratto è italiano. Il 7% è extracomunitario, di cui il 66% proviene dall’ex Jugoslavia. L’1% è comunitario.

I CANONI

Il 60% dei bollettini consegnati nel 2018 nelle case Ater con il canone da pagare hanno riportato un importo medio di 73 euro. Sono in totale 6.252 infatti i contratti pattuiti tra l’ente di edilizia popolare e gli inquilini che presentano un Isee fino a diecimila euro (fascia A). Appartiene invece alla fascia B, con redditi tra i 10 mila e i 33.334 euro il 37% dei contratti, pari a 3.828 unità (213 euro in media di affitto). Solo il 3% di inquilini (325 contratti) appartiene alla fascia C, con canoni superiori a 33. 334 euro. Un dato significativo riguarda le 431 richieste di riduzione del canone dell’anno scorso, che hanno significato per l’ente un decremento di 200 mila euro di introiti.

GLI ALLOGGI

Il tasso di rinnovamento del patrimonio edilizio negli ultimi 20 anni è stato del 20%. Una cifra troppo bassa per Novacco, che ha promesso il suo impegno e quello del suo staff per trovare delle soluzioni, già allo studio, per «mettere in sicurezza e trovare un maggior numero di fondi per rimettere in circolo gli alloggi che non sono adeguati». Lo stato degli appartamenti Ater (13.288, di cui 11.398 di proprietà) indica che il 50% supera i 40 anni di vetustà e il 30% i 60 anni. Le richieste di intervento da parte degli inquilini sono state oltre 15 mila nel 2018 ovvero 60 per ogni giorno lavorativo. Facendo un rapido calcolo si scopre che ciascun addetto ha coordinato in media 700 richieste di intervento, gestendo circa 600 alloggi. Anche in questo caso Novacco ha parlato di «risposte concrete in tempo reale»: “Abbiamo migliorato già in questi mesi, un po’ per la spinta del nuovo Cda, un po’ perché siamo ottimisti, ma dobbiamo fare ancora, vogliamo essere all’avanguardia».

IL PERSONALE

Per il management si rendono necessarie nuove risorse per implementare la schiera dei 142 dipendenti Ater, 81 donne e 61 uomini. Nei prossimi mesi l’amministrazione dovrà darsi da fare per reclutare nuovi dirigenti, «che al momento sono tre, di cui uno andrà a breve in pensione», ha specificato Novacco: «Il Cda si impegnerà per ridare nuovi dirigenti che possano portare avanti il lavoro svolto fino a oggi».—

Be.Mo.

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