Il bar Koala getta la spugna Sale la rabbia dei negozianti
La rabbia dei commercianti è palpabile soprattutto nei negozi più su, verso piazza Goldoni. Una rabbia che faranno sentire oggi, nell’incontro in municipio con il sindaco Roberto Cosolini e l’assessore Elena Marchigiani. Sono loro, i commercianti, che più speravano in questa sperimentazione che si auguravano definitiva. Sono loro che si sono rimboccati le maniche, facendo pure colletta per comprare i vasi dei fiori e abbellire la strada, in attesa di un intervento di riqualificazione degno di questo nome. E per facilitare il lavoro all’assessore Elena Marchigiani.
Ma poi, di punto in bianco, si sono visti sgretolare i sogni di un centro finalmente pedonale, con la gente che passeggia liberamente. Libera di prendersi un caffè all’aperto, come si fa da via San Nicolò in giù. Chiedete al “Koala”, lì ora hanno deciso di chiudere. «Certo – conferma il titolare Roberto Affatati – io ho rilevato il locale l’anno scorso. Con la zona pedonale potevo mettere i tavolini e le sedie fuori, così cominciavo finalmente ad avere clienti. Invece con gli autobus che sono tornati a passare di qua questo non sarà più possibile. Quindi io perdo clienti ed economicamente non ce la faccio». Il primo agosto, per il “Koala”, sarà l’ultimo giorno. «Il sindaco Cosolini non ha avuto coraggio – aggiunge il titolare del bar – ma l’idea era buona. Ammetto, è vero che gli anziani avevano qualche problema per gli spostamenti, però per il commercio e per la vivibilità di questa via era una buona scelta. Peccato».
Già, peccato. È il ritornello che ripetono un po’ dappertutto da queste parti. «Sono estremamente deluso – commenta sconfortato Alberto Giorgi, responsabile del negozio Robe di Kappa – tra di noi siamo tutti d’accordo che pedonalizzare era una decisione giusta. Il 95% era d’accordo. Il Comune però avrebbe dovuto attuare tutto il Piano del traffico – puntualizza – quindi incluso Corso Italia, non solo un pezzo. Perché è stato fatto così? Il risultato è che dopo 50 weekend di P-day e due mesi di chiusura, all’improvviso il sindaco ha voluto fare dietrofront. Siamo alla follia pura – protesta l’imprenditore – è una sconfitta per la città tutta». Così poco più in là, da McGregor, la signora Cristina Sitter: «Il sindaco non è stato in grado di portare avanti una decisione, ci si preoccupa più del fatturato della Trieste Trasporti che dei commercianti. C’è un piano del traffico votato dal Comune, un progetto che avrebbe dovuto essere portato a compimento. Invece in questa città non si può nulla».
(g.s.)
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