Il blitz a tre anni dall’esposto di Anna Cisint

Il blitz dell’altro giorno, nella sede industriale di via Timavo, ha colto tutti di sorpresa. A oltre tre anni di distanza dall’esposto sottoscritto dall’allora consigliere d’opposizione e oggi sindaco Anna Cisint le indagini hanno mosso alcuni precisi passi, coi primi provvedimenti della magistratura, anche a tutela dei soggetti coinvolti. L’avvocato Stefano Cavallo, che aveva assistito l’ex esponente di Obiettivo Monfalcone nella deposizione di un corposo dossier, addirittura di 500 pagine, è il primo a commentare la vicenda giudiziaria: «Le indagini evidentemente hanno portato a dei riscontri che meritano un approfondimento da parte della Procura». «E da quanto ho appreso - puntualizza - ci sono degli avvisi di garanzia. Circostanza che mi induce a ritenere che l’esposto aveva un serio fondamento».
Le ultime notizie circolate su A2a, relativamente a questa segnalazione, risalivano al 2014, quando l’allora Procuratore generale Caterina Ajello aveva confermato l’apertura di un fascicolo teso a verificare lo stato delle emissioni della centrale, altresì annunciando la nomina di un perito di alto profilo per seguire i relativi rilevamenti. «Ulteriori dettagli non conosco e di più non posso riferire in merito a questo caso - continua l’avvocato -. Da un punto di vista squisitamente legale posso solo sottolineare che nel frattempo, dall’avvio dell’esposto a questi fatti, è mutata, nel 2015, la normativa in materia, con l’introduzione di un nuovo reato ambientale. Se non erro, a memoria, il 452-bis. Quindi immagino che l’ipotesi di reato sia stata adeguata alla nuova legislazione in materia, peraltro più severa con pene in astratto da 2 a 6 anni». Quanto ai prossimi passi, Cavallo si riserva di parlare oggi con Cisint per «verificare se l’esposto verrà portato avanti anche dall’amministrazione, vale a dire dal Comune, che in un’eventuale giudizio potrebbe diventare soggetto offeso e dunque costituirsi come parte civile».
Nel novembre 2013 al dossier Cisint aveva allegato studi scientifici e atti ai fini del rilascio dell’Aia per l’esercizio della centrale. Il tutto a partire dall’indagine sulla presenza dei metalli pesanti nel Monfalconese, eseguita nel 2001 dall’allora Elettrogen Spa, commissionata dalla proprietà Enel, attraverso l’utilizzo di licheni-biondicatori. Tramite l’esposto, veniva chiesto alla Procura di accertare in primis se la presenza di metalli pesanti nell’aria del territorio del comune fosse riconducibile in modo diretto o meno alle emissioni della centrale e se fosse ravvisabile una correlazione tra le emissioni e l’insorgenza di tumori, aborti, fino ai decessi riscontrabili nel tempo. Veniva inoltre chiesto se Stato, Regione, Provincia e Comune, preposti ai controlli e alla tutela della salute pubblica e ambiente, nonchè al rilascio delle autorizzazioni necessarie per l’esercizio dell’attività produttiva, fossero o meno perseguibili in ordine all’omissione di atti o azioni assegnati per specifica competenza.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo