Il “Borino” in disarmo attende il successore

Il Borino, storica nave scuola dell’Istituto Nautico, da quasi due anni è in disarmo. Nel settembre 2009, dopo un periodo di inattività, venne trasferito dal molo Fratelli Bandiera all’Arsenale Cartubi, dove da allora attende che venga decisa la sua sorte. Una delibera del consiglio di istituto prevede di bandire una gara per la futura destinazione (forse un museo galleggiante), ma prima va messo in sicurezza.
La nuova nave scuola dovrebbe diventare la ”Umberto d’Ancona”, 24 metri e 83 tonnellate di stazza, che il Nautico ha acquisito dal Cnr di Venezia. Per il momento l’istituto l’ha solo in custodia, in quanto devono essere eseguiti lavori di sistemazione al fine di ottenere il certificato di navigazione del Registro navale italiano. Una volta acquisito il certificato, anche la proprietà della nave diverrà definitiva, ma mancano i fondi per importanti lavori di sistemazione. Servono infatti circa 300 mila euro, per mettere a posto i motori, gli assi delle eliche e lo scafo.
Una commissione del Nautico sta cercando questi fondi, bussando a diverse porte, fra cui anche quella della Fondazione CRTrieste, ma finora non ha ricevuto risposte. Intanto l’”Umberto d’Ancona” è malinconicamente ormeggiata al molo piloti.
Chissà se un domani riuscirà a rinverdire i successi del “Borino”, che in oltre quarant’anni ha visto alternarsi ai suoi comandi oltre duemila studenti del Nautico, i quali hanno imparato a tracciare rotte, controllare i motori ed effettuare tutte le manovre.
Costruito in legno dai cantieri Craglietto, il Borino venne consegnato al Nautico, con una cerimonia sul molo Audace, il 23 settembre 1964. All’epoca era costato 50 milioni. Quasi 23 metri di lunghezza, una stazza di 50 tonnellate, 11 nodi di velocità, era dotato delle più moderne strumentazioni dell’epoca: radar, radiogoniometro, ecosonda, bussole giroscopiche e magnetiche, radiotelefono e solcometro.
A ricordare come nacque il Borino è stato, qualche anno fa, con una lettera al nostro giornale, l’ex segretario del Nautico Guido Placido. La costruzione del Borino, scrisse Placido, fu il risultato di una personale iniziativa del preside di allora, Eugenio Cherubini, accolta dal ministero della Pubblica istruzione in via del tutto eccezionale. Il preside Cherubini trovò la collaborazione del professor ingegner Michele Giadrossi, che formò un gruppo di studio e progettazione, fino al completamento dell’imbarcazione che venne chiamata Borino, scegliendo il nome proposto dal professor Luigi Miotto.
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