Il carisma di Napoleone conquista anche il Verdi

Ennesimo pienone per la penultima delle Lezioni di storia di questa stagione A rapire il pubblico, oltre alla figura dell’imperatore, è stato il professor Barbero 
Silvano Trieste 2020-02-23 Lezioni di Storia, Alessandro Barbero
Silvano Trieste 2020-02-23 Lezioni di Storia, Alessandro Barbero



Il 13 ottobre 1806, alla vigilia della sconfitta che sta per infliggere all’esercito prussiano, Napoleone Bonaparte attraversa la città di Jena.

Tra la curiosissima folla accalcatasi per l’occasione c’è il 36enne Georg Wilhelm Friedrich Hegel, che «non è ancora il pensatore più famoso dei suoi tempi ma sta per diventarlo: ha appena finito di mettere nero su bianco la Fenomenologia dello spirito».

A seguito dell’episodio, il pensatore scrive a un amico di aver provato una sensazione meravigliosa nel vedere «l’imperatore, questa anima del mondo», mentre, cavalcando, «si irradia sul mondo e lo domina».

A riferire il noto episodio, non senza condirlo con il suo proverbiale brio, è stato il professor Alessandro Barbero, durante la penultima delle Lezioni di storia di questa stagione, da lui tenuta ieri mattina al Teatro Verdi.

L’incontro si è svolto per l’appunto nell’ambito del ciclo organizzato dagli Editori Laterza e promosso dal Comune con il contributo della Fondazione CRTrieste, la sponsorizzazione di Trieste Trasporti e la media partnership del Piccolo. Tema di quest’anno è “I volti del potere”, e infatti del “Potere delle idee” si è parlato ieri, ripercorrendo le azioni di Napoleone e le diverse reazioni che, a due secoli di distanza, il suo personaggio non smette di suscitare.

Quanto al relatore, che ieri è stato introdotto dal giornalista del Piccolo Pietro Spirito, non ha certo bisogno di presentazioni: Barbero, ordinario di Storia medievale all’Università degli Studi del Piemonte orientale a Vercelli, è anche scrittore di saggistica e di narrativa, vincitore peraltro del Premio Strega 1996, nonché divulgatore scientifico, conosciuto dal grande pubblico soprattutto per le assidue presenze nei palinsesti culturali della Rai.

La sua lezione – che, neanche a dirlo, ha fatto registrare il pienone al Verdi – è cominciata appunto «in medias res», con l’incontro ravvicinato tra l’imperatore e il filosofo. «Hegel è a sua volta una figura controversa», ha proseguito Barbero: «Da un lato è considerato in maniera caricaturale l’ideologo del totalitarismo. Al contempo, nel 1789, è tra coloro che brindano alla Rivoluzione francese. Perché è così entusiasta quando vede Napoleone? Scorge in lui ancora qualche moto rivoluzionario? Più verosimilmente lo ritiene un personaggio capace di incarnare il senso stesso della storia e l’idea che questa abbia un fine unitario. Quello stesso omettino a cavallo, in cui Hegel per un momento crede di vedere il fine della storia, sarà poi cacciato dai tedeschi come un tiranno. Da allora non si smetterà mai di amarlo, come “uomo nuovo”, oppure di odiarlo, in quanto militarista, sanguinario, violento saccheggiatore di opere d’arte».

Napoleone promette pace alla Francia, per poi condurla attraverso 15 anni di guerra. Pone fine agli eccessi del terrore rivoluzionario, sostituendoli con un dispotismo assoluto. Pensa che l’opinione pubblica sia «il termometro del monarca» e istituisce di conseguenza continui plebisciti, impensabili durante l’Ancien Régime e al contempo ben poca cosa rispetto agli ideali emancipatori della Rivoluzione. E così via. «La storia di Napoleone è la storia delle sue contraddizioni e di quelle di tutti coloro che l’hanno amato oppure odiato».—



Riproduzione riservata © Il Piccolo