«Il carrellista e il suo capo a processo»

Uno era di turno, all’Adriaterminal, nel pomeriggio di quel maledetto 10 giugno di un anno fa, come manovratore del carrello elevatore che stava caricando pacchi di legname sul camion di Valerio Platania, il catanese di 36 anni schiacciato a morte proprio da un paio di quei pacchi. L’altro è il suo capo. Di entrambi - a chiusura di un’inchiesta in cui s’erano contati in tutto cinque indagati - il sostituto procuratore della Repubblica Matteo Tripani, il magistrato titolare per l’appunto del fascicolo riguardante l’incidente mortale avvenuto allora in Porto Vecchio, chiede adesso il rinvio a giudizio per omicidio colposo aggravato in cooperazione (e non in concorso, perché il concorso presume il dolo, che invece qui non c’è), dove l’aggravante è costituita in questo caso dalla presunta violazione delle norme in materia di prevenzione degli infortuni sul lavoro.
Il carrellista è Emanuele Naperotti, 42 anni, ed era stato il primo a essere iscritto nel registro degli indagati subito dopo il drammatico episodio della scorsa estate. Il suo superiore si chiama Emanuele Cossutta e, di anni, ne ha 44. Il suo nome invece era comparso nel fascicolo qualche giorno più tardi assieme a quelli di Andrea Bartalini, Francesco Massimo Micali e Antonio Zuccaro, il primo amministratore delegato della società di cui Naperotti e Cossutta risultano dipendenti, gli altri due capo e titolare della ditta di trasporti per la quale lavorava la vittima.
I due uomini per cui ora il pm Tripani chiede il processo attraverso un’istanza depositata nei giorni scorsi alla cancelleria della sezione Gip del Tribunale di Foro Ulpiano (per l’assegnazione di questo procedimento a un giudice per l’udienza preliminare e la contestuale fissazione di una data sarebbe questione di poco) sono tra le altre cose gli unici due triestini dei cinque sotto inchiesta in origine: uno, come si è detto, in quanto manovratore dei carrelli elevatori, e l’altro in quanto dirigente responsabile della filiale locale (che ha sede proprio al Molo Due in Porto Vecchio) della C. Steinweg - Gmt Srl, la società della “famiglia” Genoa Metal Terminal concessionaria dell’Adriaterminal. Non è un caso che il loro difensore di fiducia sia l’avvocato del foro di Genova Ernesto Monteverde.
Alla medesima C. Steinweg - Gmt, a quel tempo, la Emco Srl, grossista di materie prime, aveva commissionato il carico a Trieste di una serie di pacchi di legname destinati in Sicilia, alla Mondial Legno Srl di Palermo. Il servizio di trasporto, a sua volta, era stato affidato alla Zuccaro Srl di Catania, che aveva inviato appunto a Trieste Valerio Platania col suo camion. Un ultimo viaggio, di sola andata. Platania, nel pomeriggio del 10 giugno 2013, una volta entrato all’Adriaterminal era sceso dal mezzo prendendo parte - secondo la ricostruzione del pm cui hanno portato le indagini - alle operazioni di carico previste. Se ne stava fuori, vicino al camion. Camion da cui, all’improvviso, erano caduti due pacchi da altrettante tonnellate che l’avevano travolto, procurandogli al bacino gravissime fratture e soprattutto un’emorragia letale che l’avrebbe poi fatto morire a Cattinara, a distanza di alcune ore, nonostante i soccorsi disperati dei medici.
Al carrellista, in particolare, il pm contesta la mancata osservanza delle norme di sicurezza là dove prescrivono che mentre viene sollevato un carico si deve provvedere a far allontanare le persone che vi sostano o passano sotto o nelle immediate vicinanze, nonché del Piano di viabilità interno all’Adriaterminal, in base al quale il camionista si posiziona non solo a distanza di sicurezza ma anche in un punto tale da poter essere sempre visto dal carrellista. La responsabilità del dirigente della filiale triestina della C. Steinweg, invece, è secondo il magistrato inquirente quella di non aver adottato precise disposizioni organizzative in ossequio alle procedure di sicurezza previste proprio dal Piano di viabilità interno e affrontate peraltro alcuni giorni prima in un incontro operativo con il grossista Emco.
@PierRaub
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