Il Carso? Una fattoria a cielo aperto

Dopo 50 anni sono nati i primi bovini allo stato brado. Ma ci sono pure 110 asini e 100 tra pecore e capre
Di Ciro Vitiello
Bonaventura Monfalcone-11.02.2017 Progetto Carso-Ronchi dei Legionari e Doberdò del Lago-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-11.02.2017 Progetto Carso-Ronchi dei Legionari e Doberdò del Lago-foto di Katia Bonaventura

DUINO AURISINA. Asini, mucche, torelli, capre e pecore “invadono” il territorio di Duino Aurisina. Tutta l’area carsica che comprende i Comuni di Duino Aurisina appunto, Sagrado, Fogliano Redipuglia, Ronchi dei legionari, Doberdò del lago e in parte di Monfalcone è diventata un’immensa fattoria di animali, adottata da cinque aziende agrituristiche che si sono messe assieme per tutelare l’ambiente e avviare in futuro un’attività economica. Al momento sul territorio finito sotto tutela ci sono 110 asini, 55 bovini e 100 tra pecore e capre alcune delle quali, purtroppo, di recente assalite dagli sciacalli.

I terreni sono stati presi in consegna per 7 anni. Partono dal Sacrario di Redipuglia, passano per Castelvecchio e si spingono su tutta l’area fino al lago di Doberdò. Cioè circa 700 ettari di affidi con l’aggiunta di altri terreni di proprietà privata, arrivando quindi fino a mille ettari. Mangiando l’erba, gli animali fanno pulizia della landa e poi vengono spostati in altre parti. Su queste basi è nata la Rete d’impresa landa carsica composta da allevatori e dagli agriturismi Kovac di Doberdò, Drejce di Jamiano, Matej, Kohisce e Castelvecchio, nel rispetto di un’area naturalistica, ma anche terra di ricordi per essere stata in passato teatro di aspre battaglie durante la Grande guerra.

Capofila del progetto e promotore dell’iniziativa è l’Ispettorato regionale dell’agricoltura e delle foreste di Trieste e Gorizia. «Il progetto - spiega Valter De Monte della Forestale - nasce per diminuire la massa incombusta accumulatasi nel tempo, dopo che il territorio era stato completamente abbandonato per oltre 40 anni. Abbiamo pensato di intervenire coinvolgendo gli allevatori con questo metodo in fase sperimentale». Tra gli obiettivi finali figurano la riattivazione della landa carsica, la lotta contro la zecca, la pulizia per realizzare un percorso di sentieri adatti alle passeggiate e alle visite dei siti della Grande guerra.

Oltre alla guardia forestale De Monte, spetta ad Andrej Kovac, coordinatore del gruppo di imprenditori, all’allevatore Matej Ferfoglja e a Marco Pahor fare da guida. Kovac parla con entusiasmo dei risvolti dell’iniziativa, unica nella storia del Carso, un’avventura coraggiosa nella quale oltre alla difesa del territorio, può aprire le porte a nuove prospettive per la nascita di una filiera di carne biologica. «Dopo 50 anni - afferma - è un immenso piacere poter dire che sono nati i primi bovini allo stato brado e non nella stalla dei contadini». L’ultima vitellina nata due giorni fa l’hanno chiamata Sissi, come l’imperatrice d’Austria. Pesa già tra i 40 e i 50 chilogrammi e ha bisogno di bere ogni giorno anche sei litri di latte. La riproduzione della specie è affidata all’impegno dei torelli con le mucche che si trovano in ogni zona recintata.

Mirella Della Valle dell’azienda Castelvecchio ricorda che i suoi asinelli frequentano il vicino bosco, ma a breve verranno spostati in altri 50 ettari da bonificare. «Già, il Carso sta diventando come la Scozia: pascoli di ovini ed equini per trasformare la landa abbandonata e inselvatichita in territorio fruibile da chi vorrà fare passeggiate a piedi, a cavallo, in bici e nord walking».

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