Il centro cambia volto, torna il “biscotto”

Scordatevi la piazza così come l’avete vista negli ultimi quindici anni. Nelle forme, soprattutto: saranno altre da quelle cui si è abituati. Il “compianto” biscotto – ché la Pro Loco, nel 2007, gli ordì il funerale nel mezzogiorno di fuoco della Cantada – resuscita. E mutano pure le sfumature della lastricatura: addio pietra d’Aurisina, welcome giallo d’Istria. Un marmo, bocciardato o sabbiato, poi si vedrà, dalle tonalità più calde, dal vaniglia al beige.
È metamorfosi urbana: l’amministrazione Cisint disponendo di 3,5 milioni di euro non si ferma a ridisegnare i 6 mila metri quadrati di piazza della Repubblica, piaza granda per tutti, ma si spinge oltre nella sua propulsione al cambiamento, cui sottostà la duplice filosofia del «recupero identitario e della connessione tra mare e carso, in una linea ideale», ma ora pure architettonica, e punta a rielaborare un’ampia fetta del cuore storico. Ventiduemila metri quadrati, per l’esattezza. Tra i due estremi: piazza Cavour, l’ingresso della galleria espositiva, e via fratelli Rosselli, fino all’angolo di Pacor ottico. E tra queste due colonne, che non sono d’Ercole, poiché il mondo resta come lo si conosce già, tutto si trasforma.
Riaffiora il percorso delle antiche mura (si scaverà e si troverà quel che si troverà: è un’incognita pure per i progettisti), valorizzate nel gioco di luci o nel camminamento in porfido. Con un colpo di spugna via altalene e scivoli del parco giochi Unicef, di fianco al duomo. Che recupera integralmente il sagrato per l’eliminazione della corsia preferenziale dei bus e con benedizione di Apt: al suo posto essenze arboree, prato d’erba calpestabile, fiori. Un piccolo polmone tutto verde (dagli odierni 1.300 si passa a 3.000 metri quadrati). I taxi si concentrano davanti al monumento dei caduti. La stazione del trasporto pubblico trasloca invece su via Rosselli principale (ora è su quella interna), che diventa anche asse di scorrimento dei pullman. Qui il progettista Francesco Morena, in tandem con l’ingegner Edino Valcovich, vuole essere esplicito: «Non si possono mantenere gli elementi degli anni ’50 quando la mobilità del futuro vede invece, grazie a nuove tecnologie, mezzi sempre più piccoli e punti di hub anziché stazioni vere e proprie: un’incongruenza lasciare riservata l’intera corsia interna».
Di certo si sacrificano così «otto parcheggi» e i negozianti storceranno forse il naso, ma il sindaco Anna Cisint, tira fuori dalla tasca l’uovo di Colombo. E al posto di quelle strisce blu liberalizza una decina, magari eleggendoli a sosta con rotazione, tra gli stalli già inseriti nel posteggio a servizio della Biblioteca, in via Ceriani. Pure qui si profila, dunque, una piccola rivoluzione, cioè l’eliminazione della Ztl, zona a traffico limitato, cui si accede solo con permesso, pena sanzioni. Ma esclusivamente nel tratto di svolta al parcheggio. Alle spalle della nuova fermata dei bus, resiste poi la fontana sorta nel 1930, ma viene “segata” con una lastra in vetro, per uno spicchio: potrà essere un pannello che racconta della pregressa esistenza, secoli fa, delle mura antiche. Il recupero del percorso storico punta anche a far riaffiorare, sempre a quell’altezza, la roggia San Giusto. Magari con l’ultimo lotto del progetto, per il quale però si devono ancora cacciar fuori i quattrini. A tal proposito va precisato che l’operazione è finanziata per 1,9 milioni dalla Regione, 1,5 dalla Camera di commercio della Venezia Giulia (che li ha destinati alla creazione di un percorso turistico, infatti di fianco al municipio sorgerà un info point) e per 100 mila dal Comune.
Della piazza si è detto esordendo, ma vale la pena riferire qualche dettaglio in più. Infatti, come chiarito dall’architetto Morena che ieri ha presentato lo studio di fattibilità «non si tratta di mera cosmesi». Individuando nell’attuale piazza «un effetto straniamento» dettato dallo scollamento con gli edifici presenti e l’assenza di una netta definizione perimetrale, ha proposto di «ridare un ritmo» allo spazio con un ribaltamento di prospettiva e cioè proiettando, sul giallo d’Istria nello sfondo ruggine, «pietra tra le più durevoli e resistenti, di cui per esempio è fatto il centro di Ragusa», le linee di proiezione degli immobili che si affacciano alla piazza. Il biscotto redivivo sarà tracciato altresì dall’illuminazione e ospiterà il pilo: i cittadini sceglieranno tra la versione veneta, con il leone di San Marco, o una ricostruzione il più possibile fedele degli originali fanali ottocenteschi, irrecuperabili. Sul lato sud della piazza, infine, una fontana, con il simbolo del Comune su un mosaico, a limitare il salotto buono dall’inizio di via Duca d’Aosta. –
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