Il Comune corre ai ripari per l’ex discarica

L’assessore Polli sul caso di via Errera: «Prima le analisi, poi elaboreremo un piano». Due le ipotesi: bonifica o tombatura
Di Gianpaolo Sarti

L’ex discarica di via Errera, abbandonata da decenni, entra in cima all’agenda della giunta Dipiazza. Le contaminazioni di terreno e mare, documentate da un dossier della Provincia e dalle immagini del Piccolo, saranno oggetto di studio del Comune, l’ente a cui la Regione aveva dato in concessione il sito. «Ci stiamo attivando» riferisce l’assessore all’Ambiente Luisa Polli.

Tre gli step su cui il municipio intende muoversi. Innanzitutto con un’analisi del suolo e dell’acqua per valutare l’impatto sull’ecosistema. Non ci dovrebbero essere dubbi, in realtà, visto che il dossier della Provincia, portato di recente all’attenzione dei Carabinieri del Noe, anche se non esiste ancora un’indagine vera e propria, parla chiaramente di «rifiuti speciali pericolosi»: all’interno della discarica, così come nel sedimento marino sottostante, dall’84 all’87 è stato accumulato materiale edile e industriale, resti di demolizioni e scavi, scorie prodotte dall’inceneritore, pneumatici, plastica e legname. Il Comune, all’epoca, avrebbe dovuto costruire una protezione in modo da impedire l’inquinamento del mare. L’opera non è mai stata realizzata. E nel sito, tanto nel terreno quanto nella falda che porta alla riva, sono stati rinvenuti metalli, idrocarburi pesanti, benzopirene e diossine. Lo scarico dei rifiuti, precisava proprio il dossier, è avvenuto direttamente sui sedimenti marini.

«Purtroppo un tempo la legge lo permetteva - rileva l’assessore - ma è inutile fermarci al passato, ora ci occupiamo dell’analisi e di studiare un piano valido». Accertamenti e progetti di intervento, dunque, per poi passare alle bonifiche o a una “tombatura” del sito con il cemento. «Questa potrebbe essere in effetti una soluzione - commenta Polli -, perché permette di isolare l’inquinamento in modo permanente e rendere disponibile la zona ad altri usi. Faccio notare che in Italia interi moli portuali sono stati costruiti così».

Ma servono fondi, naturalmente. L’Autorità portuale ha quantificato in 27 milioni di euro la spesa per eventuali bonifiche, nel caso il Comune optasse per questa ipotesi. «Ventisette milioni di euro? Non so se è una cifra corretta - ribatte l’esponente della giunta Dipiazza - perché se prima non si studia l’area e il livello delle contaminazioni non è possibile fare una stima. Non abbiamo idea di quanto costi il tutto. Comunque - precisa - l’intenzione dell’amministrazione comunale è di andare a Roma, al ministero dell'Ambiente, e concordare un percorso. È lì, in quella sede, che domanderemo di accedere ai finanziamenti previsti per fronteggiare l’inquinamento del Sin (Sito di interesse nazionale, ndr), visto che è lì che si trova la discarica. Con le risorse, che chiederemo anche alla Regione, sarà possibile avviare le caratterizzazioni, valutare la pericolosità ambientale e decidere se procedere con le bonifiche o la tombatura. Perché, ripeto, potrebbe darsi che quei rifiuti non debbano essere rimossi. Oggi vige il principio di chi inquina paga, ma le norme - puntualizza ancora Polli - allora permettevano di realizzare una discarica così». Ma il Comune ha anche il compito di inviare tutta la documentazione della struttura alla Provincia (o direttamente alla Regione, che sta assumendo le competenze dell’ente), vale a dire il progetto e le relazioni su come è stata gestita l’area nel corso dei decenni. E, come avvertiva lo stesso dossier, pure «fatti riguardanti eventuali episodi di conferimento illecito di materiali». Riuscirà il Comune a risalire a tutto? «Stiamo approfondendo - sottolinea l’assessore -, cerchiamo di affrontare il problema con un sano buon senso».

L’Autorità portuale, proprietaria dell’area, non intende dichiarare guerra: «La cosa importante è collaborare - afferma il presidente Zeno D’Agostino - Al di là delle responsabilità, l’obiettivo è giungere a una soluzione. Comunque il coordinamento che il ministero ci sta fornendo serve anche a trovare i finanziamenti per un intervento che costa molto».

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