Il cosmologo Borgani alla direzione dell’Osservatorio

«La ricerca in Italia? Scontiamo decenni di scarsi investimenti Divulgazione importante, attivissimo un gruppo di volontari»
Di Fabio Pagan
Silvano Trieste 23/02/2012 Stefano Borgani, Direttore dell'Osservatorio Astronomico di Trieste
Silvano Trieste 23/02/2012 Stefano Borgani, Direttore dell'Osservatorio Astronomico di Trieste

L'Osservatorio astronomico ha un nuovo direttore: Stefano Borgani, 48 anni, nato a Terni ma che da dieci anni insegna cosmologia all'Università di Trieste. La nomina risale alla fine di dicembre ma solo in questi giorni si sono completati gli adempimenti burocratici con l'Inaf (Istituto nazionale di astrofisica, da cui il nostro Osservatorio dipende) e Borgani ha potuto assumere pienamente lo status giuridico per la direzione. È durata quindi poco più di un anno la gestione di Massimo Turatto, che nel settembre del 2010 era subentrato a Stefano Cristiani (attualmente nel consiglio di amministrazione Inaf). In contemporanea alla nomina di Borgani a Trieste, Turatto è andato a dirigere l'Osservatorio di Padova, dove è nato e si è svolta buona parte della sua storia professionale.

Se Turatto era un astronomo osservativo, grande esperto di supernove, Borgani è invece un cosmologo teorico. Laurea in fisica a Perugia, dottorato alla Sissa con George Ellis (rientrato ormai da tempo in Sud Africa) e allievo della grande scuola di Dennis Sciama, Borgani è stato ricercatore dell'Istituto nazionale di fisica nucleare tra Perugia e Trieste e ha trascorso brevi periodi di “visiting scientist” in Germania e all'Università di California a Santa Cruz. Dal 2002 è professore associato all'Università di Trieste, nel 2010 ha vinto il concorso a ordinario ma è tuttora in attesa di chiamata (come del resto tutti i suoi colleghi vincitori di concorso al nostro Ateneo). È sposato con una collega, Marisa Girardi, anche lei astrofisica a Trieste, e hanno una bimba di 8 anni («Ma ci ha già detto che da grande non vuole fare il nostro lavoro, è affascinata dai dinosauri...»).

Borgani si è sempre occupato di cosmologia e di fisica delle galassie, utilizzando simulazioni numeriche e modelli al computer. Ora dovrà fare i conti soprattutto con gli aspetti “terreni” della ricerca: «È vero, anche nell'astrofisica, come in tutta la cosiddetta “big science”, il fascino romantico del cielo stellato si mescola con gli aspetti manageriali, imprescindibili nei costosi progetti internazionali. Tuttavia è importante non smarrire mai quella curiosità che deve guidare nelle sue scelte chi fa scienza per mestiere e che ha rappresenta l'humus da cui gemmano idee e scoperte».

E ancora: «La ricerca nel nostro Paese? È un palliativo nascondersi dietro una supposta “creatività italica” che ci farebbe comunque andare avanti. Nelle grandi collaborazioni internazionali, in astronomia come in ogni altra disciplina, stiamo cominciando a scontare decenni di scarsi investimenti, o di investimenti non oculati. Per invertire questa tendenza servono scelte politiche ed economiche strutturali, i cui frutti comunque non potranno vedersi prima di dieci anni».

Stefano Borgani è socio attivo di Amnesty International, ha una grande passione per il jazz e per il basket (che praticava in gioventù), legge fantascienza (Asimov e Dick soprattutto) e da ragazzo cominciò ad appassionarsi alla fisica e all'astronomia anche grazie a numerosi libri di divulgazione. «Sono convinto – dice – che la ricerca di base costituisca un volano culturale per una società moderna. E la divulgazione è la cinghia di trasmissione tra la scienza e la società. Qui al nostro Osservatorio abbiamo la fortuna di avere un piccolo ma attivissimo gruppo di volontari che si occupano di comunicazione ai più diversi livelli. È anche questo uno dei motivi di orgoglio e di forza per il nostro istituto».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo