Il dono alla città di Michele e Giovanna: tre ciliegi per la loro nipotina in Giappone

LA CERIMONIA
Un piccolo angolo di Giappone nel cuore del Parco di San Giovanni. Da ieri l’area dello Spazio Villas, nei pressi del roseto dell’ex Opp, si colora di tre nuovi alberi di ciliegio giapponese adulto, donati dai triestini Michele Marolla e Giovanna Coen, una coppia appassionata della cultura nipponica in ogni sua sfumatura, dal vissuto storico sino alle tradizioni perpetrate ancor oggi e alle arti marziali. Un regalo alla città in un luogo iconico per la rinascita sociale cittadina. Il progetto di Michele e Giovanna è stato accolto dalla Regione e dall’Erpac (l’Ente regionale patrimonio culturale) nonché dalla Cooperativa agricola Monte San Pantaleone, che hanno consentito l’intera operazione e che ieri sono state rappresentate, alla cerimonia di impianto, da Lorenzo Michelli e Giancarlo Carena.
Tre alberi, tre storie, altrettanti messaggi. Parlando di Giappone la simbologia è di casa: una caratteristica che domina anche attraverso i nuovi colori all’interno del Parco di San Giovanni e che si riflette soprattutto nel dono del ciliegio “Okame”, l’omaggio più intenso e al tempo stesso più delicato. Si tratta infatti di un ibrido creato dal botanico inglese Collingwood Ingram, un incrocio tra il “Prunus Incisa” e il “Prunus Campanulata”, la cui fioritura è precoce e accompagnata da un leggero profumo. Il nome “Okame” richiama piuttosto la divinità dell’abbondanza e infonde valori solari come l’allegria e la fortuna. Un retaggio che ha spinto verso la speciale dedica alla nipotina di Michele e Giovanna che nascerà a giorni in Giappone, a Shimono, nei presi di Nakatsugawa, nella periferia di Gifu, dove da qualche anno vive e lavora Federico Marolla, alle prese con un’attività da ristoratore dal marchio tutto triestino come “Miramar”. Una nipotina tanto vicina anche nell’impossibilità di essere accanto a lei a causa della pandemia. L’altra specie donata al Parco di San Giovanni si chiama “Tai Haku”, ovvero “Grande Bianco” (“Prunuss Serrulata”) ed è un ciliegio a che a suo tempo venne importato in Inghilterra, sempre da Ingram. La storia racconta che in Giappone il “Tai Haku” fosse poi destinato all’estinzione ma il botanico inglese, lavorando con i colleghi nipponici, riuscì a salvare il “Grande Bianco”: una missione divenuta emblema del legame tra Oriente e Occidente.
Infine c’è lo “Jugatzu Zakura” (in campo botanico “Suhritella Autumnalis Rosae”) altrimenti detto “Ciliegio del decimo mese”, fiore che sboccia solo attorno all’arrivo di ottobre, ma che è in grado poi di colmare il “ritardo” con colori eccezionali: «Donare una pianta è più che un semplice regalo», ha sottolineato Giovanna Coen: «È un dono che rappresenta valori, ricordi, speranze e desideri. L’albero suggerisce il rispetto delle tradizioni, i suoi rami che si allungano nel cielo fanno pensare al futuro mentre i frutti regalano bellezza. Da qui il nostro desiderio di farne un dono non solo alla nostra nipotina ma pure ad un luogo simbolo per la rinascita della città».—
Riproduzione riservata © Il Piccolo