Il merletto goriziano un’arte al servizio della moda

Sono in crescita le allieve della Fondazione scuola merletti di Gorizia. Per ora sono 864. “Per ora”: perché quella che fino a pochi anni fa era vista solo come un’attività utile a riempire il tempo libero delle signore, sta poco alla volta diventando un’arte con un riconoscimento anche economico. Non è un caso che il Merletto di Gorizia sia in corsa per entrare nella lista del Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. I dettagli della notizia anticipata nei giorni scorsi, sono stati dati ieri pomeriggio dal presidente della Fondazione Merletti Carlo del Torre, dalla direttrice Miriam Mauri, dalla sua vice Murizia Marini e dall’assessore comunale al Bilancio Guido Germano Pettarin.
Il presidente del Torre ha precisato che la candidatura non è esclusivamente goriziana. Al contrario, riguarda il merletto italiano nel suo complesso e coinvolge 16 città. «Come Fondazione - ha spiegato del Torre -, in sintonia e accordo con il Comune, abbiamo aderito all’iniziativa volta a dichiarare il merletto italiano Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco». Coordinatrice del progetto è la storica e presidente dell’associazione “Bolsena Ricama” Maria Vittoria Ovidi Pazzaglia. L’iniziativa coinvolge - oltre a Gorizia e Bolsena - Bosa, Cantù, Chiavari, Chioggia, Forlì, L’Aquila, Latronico, Meldola, Orvieto, Rapallo, Sansepolcro, Santa Margherita Ligure, Varallo Sesia e Venezia. «Ogni zona ha la sua caratteristica - ha precisato il presidente del Torre - e unire tutte le metodologie non è semplice. Ammetto che all’inizio ero un po’ scettico, però il comitato promotore ha insistito per avere anche Gorizia e questo ci ha fatto molto piacere perché, nell’ambiente, la nostra scuola è particolarmente apprezzata».
Tecnicamente la definizione di merletto è molto generale (“intreccio di fili senza ausilio di supporti”), nella sostanza le tipologie sono quindi molto differenti. «Il nostro metodo è a fuselli e ha tecniche di lavorazione diverse dagli altri - precisa la direttrice Mauri -: per esempio il “Fiandra a tre paia di Gorizia” è un punto particolare tutto nostro». Per approfondire la tecnica locale, a settembre arriverà in città una delegazione norvegese.
A introdurre l’arte del tombolo in riva all’Isonzo pare siano state, a metà del Seicento, due suore venute dalle Fiandre. Una di loro era suor Lambertina da Liegi e a lei potrebbe essere dedicato il concorso di pasticceria che la Fondazione sta studiando e che dovrebbe essere lanciato al termine dell’estate. «Se vogliamo che il nostro merletto diventi patrimonio culturale immateriale dell’Unesco, tutta la città deve crederci. Dobbiamo essere sempre più “caratterizzati”. Ci sono città, come Bruges, note in tutto il mondo per il merletto. Anche per questo stiamo organizzando un concorso di pasticceria per creare un dolce che possa diventare prodotto tipico e deve avere caratteristiche che riportino al merletto stesso», ha spiegato del Torre lanciando la volata all’assessore Pettarin che ha quindi suggerito: «Potremmo chiamarlo “Lambertina kuguluf”».
Il concorso per pasticcieri, però, è solo uno dei tanti mezzi in grado di fare uscire il merletto goriziano dalla sua nicchia. Il negozio aperto nell’area pedonale di corso Verdi ha permesso nell’ultimo anno di mostrare che quella del tombolo è un’arte anche da indossare. Nelle vetrine, oltre ai classici centrini, trovano spazio ricercati gioielli: dalle collane, ai bracciali, passando dagli orecchini. E le signore apprezzano. «Queste cose si vendono e non si riesce a stare dietro alle richieste. È un mestiere vero, con aperture economiche vere», ha poi precisa Pettarin.
Per il momento ad occuparsi della produzione commerciale sono soltanto una cinquantina di merlettaie tra insegnanti e allieve, ma alle loro spalle si sta formando una nuova generazione di artiste. «Fino adesso l’obiettivo era diventare maestre, ora pensiamo a corsi curriculari nelle scuole», precisa la direttrice Mauri. Non è un caso che con la Confartigianato sia stato avviato un percorso teso a qualificare prfessionalmente le allieve dei corsi. Che per ora sono 864. Per ora.
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