Il mistero del battitappeto infiamma il caso Castellani
Cinque frammenti di plastica verde e un ferretto a forma di “u”. Sono state queste le tracce del battitappeto che ha ucciso Nerina Zennaro Molinari, l’anziana di 87 anni trovata cadavere nel gennaio...

Lasorte Trieste 05/05/17 - Tribunale, Processo a Tiziano Castellani,
Cinque frammenti di plastica verde e un ferretto a forma di “u”. Sono state queste le tracce del battitappeto che ha ucciso Nerina Zennaro Molinari, l’anziana di 87 anni trovata cadavere nel gennaio del 2016 nella sua casa di via Puccini. Ma il battitappeto (un accessorio dell’aspirapolvere) non è mai stato trovato dai poliziotti della Mobile. E ieri, nella quarta udienza del processo davanti alla Corte d’Assise in cui è imputato Tiziano Castellani, 43 anni, l’ex venditore di aspirapolveri, è spuntato proprio il giallo del battitappeto. A innescare - prevedibilmente - la discussione sulla compatibilità dei frammenti ritrovati vicino al cadavere ma anche del ferretto è stato l’avvocato Maurizio Paniz, che difende Castellani, e che ieri non ha smentito la strategia che ha fatto di lui uno dei più noti penalisti a livello nazionale. Essendo riuscito - il parallelismo non è forzato - a convincere giustamente la giuria della manipolazione, leggasi il lamierino, delle prove - solo all’apparenza schiaccianti - nei confronti Elvo Zornitta, l’ingegnere che era stato accusato di essere Unabomber.
A rispondere alle domande martellanti di Paniz è stato l’ex capo della Squadra mobile Marco Calì, citato per la seconda giornata come teste. Ma per chiudere la discussione - inframezzata da qualche violento “temporale estivo” con l’avvocato di parte civile Paolo Codiglia - è stato il presidente del collegio Filippo Gullotta. Che dopo essersi consultato con il giudice a latere Massimo Tomassini ha annunciato una perizia proprio sulla compatibilità dei frammenti di plastica e del ferretto a “u” con un particolare modello di battitappeto della Folletto.
Un modello, come ha spiegato Calì, degli anni Novanta e che era compatibile, come accessorio appunto, con l’aspirapolvere recentemente acquistata (in sostituzione di quella vecchia) dall’anziana vittima dell’omicidio. La strategia di Paniz potrebbe essere insomma quella di tentare di rendere meno definite di quanto apparivano inizialmente le pesantissime accuse nei confronti di Castellani. Che, bisogna ricordarlo, rischia una condanna all’ergastolo. Così la seconda carta il penalista (noto anche per essere riuscito a convincere, da parlamentare di Forza Italia, molti colleghi che Silvio Berlusconi avesse la consapevolezza di una parentela tra Ruby e Mubarak) ha giocato è stata quella delle fotografie del fascicolo dell’indagine sull’omicidio realizzato dalla Mobile e dalla Scientifica. E qui altro polverone. È emerso infatti, da alcune immagini scattate al momento del primo sopralluogo, che c’era una macchia di sangue, con all’interno il ferretto, sul pavimento vicino alla testa di Nerina Zennaro Molinari, mentre in una foto, scattata qualche ora dopo il sopralluogo dal medico legale Fulvio Costantinides, questi elementi non c’erano più. Non solo: il centimetro nella prima foto è bianco, nella seconda è sporco di sangue. Errori? O era stato leggermente spostato il cadavere? Lunedì 10 la prossima udienza.
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