Il Pd va a Rabuiese a tagliare il filo spinato

«La nostra è un’Europa senza divisioni». Diversi presidi dem di protesta ai valichi italo-sloveni

TRIESTE. Un metro di filo spinato srotolato su quello che fino al 2007 rappresentava il confine fisico fra Italia e Slovenia, una tenaglia e due mani robuste a spezzarlo per dire no a un ritorno al passato, fatto di confini chiusi e controlli doganali.

È il clou della manifestazione organizzata dal locale Pd nel tardo pomeriggio di ieri sull’ex valico di Rabuiese, contro quelli che sono stati definiti “i muratori dell’odio fai da te”. In un clima di festa, dove sono convenute più di cento persone in un tripudio di bandiere dell’Unione Europea, dell’Italia e della Slovenia, è stato ribadito il no alle ipotesi avanzate dal ministro dell’Interno Matteo Salvini di ristabilire il confine fisico fra Italia e Slovenia.

Che andrebbe a nocumento in primo luogo di tutti quei lavoratori transfrontalieri, come ha ricordato il segretario regionale della Cgil Pensionati Roberto Treu, che quotidianamente attraversano la frontiera per recarsi nei posti di lavoro. Com’è il caso di Chiarastella e Giovanni, lei architetto e lui insegnante originario di Foggia, ma che hanno deciso di stabilirsi a Isola d’Istria.

«Noi venendo a vivere qui abbiamo trovato una terra meravigliosa e accogliente – spiega Giovanni – Trieste è una città che è l’esatto opposto del concetto di muro, è una città talmente aperta che costruirne uno significherebbe rimettere la lancetta della storia indietro di decenni».

C’è molto interesse anche da parte dei mezzi d’informazione sloveni e croati, a questa manifestazione, presenti con diversi studi mobili adibiti per le dirette nei telegiornali nazionali. Ultimo di una serie di presidi che hanno toccato tutti gli ex valichi di prima e seconda categoria della Provincia di Trieste, come ha ricordato la consigliera comunale dem Laura Famulari, dove sono accorsi quasi 150 persone.

Fra le quali anche il vicepresidente del consiglio regionale Francesco Russo: «Oggi siamo qui a Rabuiese per dire no alla sospensione di Shengen e alla costruzione di fili spinati che dividono Italia e Slovenia – ha ribadito Russo – perché la nostra idea di Europa è quella di un territorio senza confini. Ho calcolato – prosegue Russo – che per costruire un muro che copra i 232 km di territorio che vanno da Tarvisio a Muggia servirebbero 2 miliardi di euro. Mi sarebbe piaciuto che Salvini fosse venuto qui, magari avrebbe compreso che questo è un territorio sul quale triestini e sloveni hanno imparato a convivere dopo che per decenni hanno provato sulla loro pelle cosa significhi avere un muro».

Dopo il simbolico taglio del filo spinato, accompagnato dagli applausi dei convenuti, una fisarmonica ha accennato a “bandiera rossa”. «Noi preferiremmo guardare avanti – sottolinea Treu a mezza voce – ma evidentemente non tutti hanno la stessa predisposizione d’animo».

«Sospendere la libera circolazione delle persone senza controllo dei documenti è possibile – ha sottolineato da Bruxelles Luca Visentini, segretario della Confederazione Europea dei Sindacati – ma è una decisione che deve essere motivata da circostanze eccezionali che non si stanno verificando su questo confine. Una sospensione di Schengen non porterebbe ad alcuna soluzione nel caso dei richiedenti asilo, i quali già vengono controllati dalla polizia di confine, che al momento sta facendo un ottimo lavoro ed è semmai a corto di personale e di mezzi».

Prima delle manifestazioni ai confini, la rete Trieste antifascista e antirazzista aveva effettuato in mattinata un presidio in piazza Libertà (con bis nel pomeriggio in piazza della Borsa) contro l’ipotesi di ripristinare i controlli ai valichi confinari.


 

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