Il Piano del centro storico di Trieste passa a maggioranza

Nel Consiglio “a distanza” Il nuovo strumento urbanistico permetterà di intervenire sui sottotetti degli edifici, di installare ascensori e di costruire dei parcheggi

TRIESTE. Dopo 40 anni Trieste manda in soffitta (e i sottotetti sono una delle novità introdotte) il Piano per il centro storico firmato nel 1980 dall’architetto Luciano Semerani. Il nuovo Piano particolareggiato del centro storico è stato adottato nella serata di oggi, lunedì 9 novembre, a maggioranza alle ore 19.03 in modalità digitale da un Consiglio comunale riunitosi a distanza dopo tre ore di dibattito e discussione su 11 emendamenti di cui uno solo fatto proprio dalla giunta (e proprio sui sottotetti da unificare firmato da Marco Gabrielli e Andrea Cavazzini). Sui 39 votanti: 24 favorevoli, 14 contrari e un astenuto. Ora ci sono i 30 giorni per le eventuali osservazioni, poi l’ultimo passaggio decisivo.

Il nuovo piano non è riuscito a sedurre l’opposizione che con toni diversi ha respinto quello che è «un piano che non troppo aggiunge e non troppo toglie al precedente piano di Semerani» (Elena Danielis, M5s), «un piano immobile che fotografa quello che c’è» (Sabrina Morena, Open), «un piano senza un progetto di sviluppo» (Laura Famulari, Pd). Al piano Semerani, pur datato con 40 anni di onorato servizio sulle spalle, è stato reso da tutti l’onore delle armi.

«Ha consentito il mantenimento della qualità architettonica del nostro centro storico», riconosce in effetti l’assessore all’Urbanistica Luisa Polli che ora, con il nuovo strumento messo a punto dagli uffici comunali (gruppo di lavoro coordinato dall’architetto Beatrice Micovilovich), vuole valorizzare e riqualificare il patrimonio adeguandolo alle esigenze contemporanee. Sottotetti, tetti piani, corpi scala e ascensori, terrazze e terrazzini, parcheggi e fori commerciali: il piano punta ad ampliare i margini di intervento sull’edificio, così da stimolare e promuovere gli investimenti in modo da sfruttare i bonus governativi («Un volano per l’economia per far lavorare progettisti e imprese», sostiene l’assessore). «I lacci e laccioli di mezzo secolo fa non vanno bene per oggi», dice Polli.

Il piano divide in quattro grandi famiglie i 1.621 edifici schedati: il 5% è da rispettare integralmente dentro e fuori (sono in maggioranza chiese e palazzi governativi), il 47% è da rispettare all’esterno ma con una certa flessibilità di ristrutturazione sugli spazi interni, il 31% va salvaguardato all’esterno ma è interamente ridisegnabile all’interno, il 17% è demolibile e sostituibile da nuove costruzioni (si tratta di quelli più recenti).

Tra quest’ultimi, l’esempio arriva dell’assessore Polli, rientra il grattacielo di Campo Marzio, che potrebbe essere completamente raso al suolo e interamente ricostruito. Il centro storico triestino, che è il più grande della regione, ingloba la città “murata”, i tre borghi imperiali (Teresiano, Giuseppino, Franceschino), via Udine, l’asse tra viale XX Settembre e via Pietà. Tra le novità più rilevanti: il recupero dei sottotetti (con l’elevazione di 40 centimetri della linea di colmo) per evitare il consumo di suolo, la costruzione di parcheggi sotterranei per togliere le auto dalla strada, la possibilità del verde sui tetti e del verde pensile sulle terrazze. All’opposizione che denuncia la mancanza di visione strategica e l’esclusione di Porto vecchio e area della Lanterna, l’assessore risponde: «È un piano di dettaglio che risponde alla visione del Piano regolatore generale varato dall’amministrazione Cosolini». Visioni di ritorno.


 

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