Il pilo nasconde un’altra sorpresa

FRATTA DI ROMANS. Dopo l’annuncio di martedì, è venuta subito a galla, a Fratta di Romans d’Isonzo, la storia della bomba a mano, tipo ananas, saldata in cima al “pilo”, posto inizialmente sul cippo dedicato al monumento ai Caduti nella piazzetta del paese. Della presenza della bomba ci si è accorti in occasione dei lavori di riqualificazione del centro cittadino, quando si è provveduto allo spostamento del pilo, peraltro già ricollocato in questi giorni in un nuovo e più ampio spazio, poco distante dalla prima collocazione.
A farsi vivo per raccontare com’era andata allora, è stato Edino Menotti, classe 1928, nativo di Fratta ma residente a Capriva del Friuli. Una memoria cristallina, la sua, ma pure tanto amore per il paese natio, che lo hanno indotto a chiamarci del raccontare che era il 1934 o 1935, quando, ancor bambino, assistette all’innalzamento del pilo da parte di una decina di persone, tra cui suo padre, Liborio Menotti, classe 1899, fattore della famiglia Bader e andato sposo a Lucia Bon. Una collocazione alla quale assistettero molti cittadini di Fratta, davanti alla guardia campestre Visintin, soprannominato “Iai”, una figura storica locale del Ventennio fascista, che diresse le operazioni. Per innalzarlo - ricorda Menotti - vennero usate tre corde, due prese in prestito dalle campane del vicino campanile, la terza prestata da un agricoltore del luogo. Due corde servirono per sollevare il tubo metallico, la terza per tenerlo in guida. In ogni caso - ha aggiunto Menotti - i nomi dei protagonisti e la data dell’innalzamento sono stati scritti su un pezzo di carta strappata allora da un sacco di cemento, poi arrotolata e infilata nella parte bassa del “pilo”, quella che ora è rimasta, ne è sicuro e ci ha anche indicato il punto, nel basamento su cui fino a pochi giorni fa era posizionato il pilo. Di tutto ciò Menotti ha fatto presente qualche giorno fa alla ditta che stava tagliando il pilo alla sua base per spostarlo, ma forse non mi hanno capito - rileva - e non si è fatto nulla. Qualora - dice ancora - non avessero riempito di cemento il foro lasciato in cima al vecchio monumento, vale a dire la parte sotto del vecchio pilo, basterebbe un gancio di ferro lungo poco più di un metro per recuperare la carta con l'elenco dei nomi di coloro che eseguirono l'operazione. Sarebbe un'operazione da tentare - consiglia Menotti - per recuperare la memoria del paese, di cui anch'egli figura tra i protagonisti: da 1949 al 1954 è stato capocantiere-istruttore di rimboschimento a Romans, Villesse e Gradisca, ma pure istruttore in un cantiere scuola di lavoro, provvedendo, in tale veste, a piantare i cipressi che - ce li ha indicati - sono ancor presenti davanti alla chiesa. Ed è stato pure, dal ’46 al ’54, Controllore zootecnico dell’Ispettorato dell'agricoltura.
Edo Calligaris
Riproduzione riservata © Il Piccolo