Il primo degli hotel storici di Grado trasformato in superpalazzina

GRADO. Agli inizi del Novecento si fa sentire anche a Grado, grazie ad alcuni fra i più quotati progettisti dell’epoca sbarcati nell’Isola, l’influenza della Secessione viennese. E ciò interessa gli...
GRADO. Agli inizi del Novecento si fa sentire anche a Grado, grazie ad alcuni fra i più quotati progettisti dell’epoca sbarcati nell’Isola, l’influenza della Secessione viennese. E ciò interessa gli alberghi più prestigiosi di allora, come il Fortino, fatto costruire nel 1903 dalla famiglia di Emma e Josef Maria Auchentaller (fu quest’ultimo a decorarlo sulla facciata esterna) su progetto dell’architetto viennese Julius Mayreder. Un albergo che, come tanti altri che hanno fatto parte della storia turistica gradese, non c’è più: tutti trasformati successivamente, in scia allo sviluppo turistico di massa, in condomini.


Circa dieci anni dopo la realizzazione del Fortino, sorse invece quello che nel primo depliant della struttura del 1913 fu definita “Haus Dr Zipser in Grado”, struttura che cambiò quasi subito il nome in “Grand Hotel des Bains Dr. Zipser”. A progettare lo splendido edificio fu uno dei più importanti architetti del periodo, Friedrich Ohmann, che allora era anche il direttore generale delle opere pubbliche del Comune di Vienna, in stretto contatto appunto con il gruppo dei professionisti e soprattutto degli artisti della Secessione viennese.


In un depliant stampato dalle “Grafiche Edit. Libr. Di Trieste”, nel 1930, dopo l’indicazione che l’hotel si trova a “Grado – sull’Adriatico – Provincia di Trieste”, è precisato innanzitutto che si tratta di un albergo di prima categoria e poi all’interno – e da questo di ben capisce da dove arriva parte della clientela – che camere e pensioni possono “essere fissate direttamente presso il rappresentante dell’Azienda Autonoma di Cura di Grado, Signor Luigi Tarlao, Milano, Passaggio Duomo n. 2”, oppure presso la direzione dell’albergo.


Dal disegno, a firma del progettista, si notano le classiche finestre e in generale lo stile dell’epoca che nessuno avrebbe immaginato che solamente 50 anni dopo sarebbe stato totalmente trasformato, non solo strutturalmente, ma anche come destinazione d’uso. Gli Zipser lo gestirono per diversi anni prima di passarlo nelle mani di “E. Mazzolini, direttore e proprietario”, come è specificato sul retro di una cartolina degli anni Cinquanta. Questa la prima parte della storia. In seguito la struttura diventa di proprietà di Dino Bruseschi, che affida ad un famoso architetto friulano, Marcello D’Olivo, la progettazione di un nuovo edificio con una nuova destinazione d’uso, per l’appunto. Si può dire che sia proprio lo Zipser a essere il primo esempio della trasformazione delle storiche e gloriose strutture alberghiere gradesi in condomini. D’Olivo è un progettista della nuova scuola, un architetto contemporaneo, che presenta un progetto a dir poco rivoluzionario per l’epoca. Ciò che è stato poi realizzato, tra il 1960 e il 1964, è l’attuale edificio.


Ma in realtà l’opera non è nemmeno completa. D’Olivo aveva previsto, infatti, anche il prolungamento dello stesso palazzone verso il mare, con la realizzazione di una grande terrazza. Per vari motivi ciò non è mai avvenuto. Fermi restando gli alberghi storici di un tempo, con le Ville Bianchi e la Villa Reale e anche la più piccola Villa Liberty, a essere oggi considerati di pregio come architettura moderna sono tre immobili: lo Zipser appunto e poi altri due edifici realizzati su progetto dell’architetto Gianni Avon. Prima di tutto le Terme Marine con il grande – 250 metri quadri – pavimento che riporta un mosaico di Giuseppe Zigaina. E poi il Palazzo regionale dei Congressi che Avon progettò assieme a Marco Zanuso
. (an. bo.)


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