Il prorettore Sergo: «Il futuro dell’Università è l’interdisciplinarietà»
Quale futuro per l’università cittadina? Ne ha parlato di recente il prorettore Valter Sergo, ospite del Rotary club presieduto da Francesco Granbassi. Partendo dai punti di forza dell’ateneo, Sergo ha reso merito a chi ha gestito il rettorato precedentemente.
«Siamo primi tra le università italiane nella valutazione del sistema qualità – ha ricordato Sergo – e questo riconoscimento l’ha ottenuto Fermeglia. L’operato di Di Lenarda in questa prima fase di gestione va in un senso molto chiaro: il nostro obiettivo è quello di far funzionare meglio le cose che avevano solo bisogno di essere perfezionate». Sergo è passato poi al punto forte della sua relazione, presentando quello che secondo lui meglio rappresenta i corsi di specializzazione accademici dell’Università di Trieste, ossia il dottorato in nanotecnologie, lanciato 15 anni fa e profondamente improntato sull’interdisciplinarietà. Un argomento che sta particolarmente a cuore al vicario di Di Lenarda: «Mettere insieme competenze incredibilmente diverse rappresenta il futuro del percorso accademico – ha sottolineato Sergo – perciò io credo che per dare un futuro migliore all’università sia necessario recuperare l’etimo di questa parola, che è universitas, il che significa uscire dal modo di pensare accademico degli ultimi duecento anni, quando il focus è sempre stato fissato sulla specializzazione. In futuro invece – questa la speranza di Sergo – sarà necessario recuperare il concetto di universitas originario, che era quello di riuscire a mettere insieme le varie discipline e non settorializzarle in diversi percorsi di studio».
Infine, una parola Sergo l’ha riservata a chi ritiene che l’impronta di questo nuovo rettorato sia troppo scientifica. «Non ci sono elementi per sostanziare questa tesi – spiega –. Nel nostro cda è presente un umanista e Di Lenarda sa che negli alti gradi i tecnici non vanno bene, bensì è necessario inserirvi persone di formazione umanistica perché spesso i tecnici tendono a non farsi capire dalla platea e serve qualcuno che sappia fare politica nel senso più nobile del termine». —
Riproduzione riservata © Il Piccolo