Il recupero non è impossibile

È a una decina di metri di profondità, l’operazione costa poche migliaia di euro

E’ immersa da quasi 67 anni nella sabbia antistante la costa istriana di Semedella, una delle quattro eliche del “Rex”.

E’ l’elica esterna di sinistra, diametro cinque metri, che nel ribaltamento parziale dello scafo del grande transatlantico colpito da 123 razzi incendiari l’8 settembre 1944, è stata spinta a forza nel fondo marino. Nessuno l’ha ricuperata nonostante fosse stata fusa con un metallo nobile come il bronzo, perché è probabilmente ancora collegata all’asse in acciaio, diametro 80 centimetri che la faceva ruotare fino a 225 giri al minuto.

L’operazione di ricupero, a livello tecnico non rappresenta particolari difficoltà perché il braccio di mare in cui il Rex è stato incendiato e affondato, ha una profondità limitata. Dieci metri o poco più. A livello finanziario il costo dell’operazione non sarebbe mai ripagato da quello del bronzo ricuperato, ed è per questo motivo che l’elica si è finora salvata. Ma a livello storico, di immagine, di “evento”, magari collegato alla settimana della Barcolana, il ricupero dovrebbe consentire con l’impiego di qualche decina di migliaia di euro, un ritorno mediatico su tutti i giornali e le televisioni mondiali. Si riparlerebbe del transatlantico, della conquista del Nastro azzurro, di una nave straordinaria e di quelle che in qualche modo ne hanno raccolto il testimone. Navi bianche, progettisti triestini, cantieri, scafi da crociera per tutto il mondo: Carnival, P&O, Costa, Cunard.

L’elica potrebbe essere custodita nel museo di Isola d’Istria che un paio di anni fa aveva organizzato una mostra sul Rex mentre a Trieste nessuno aveva avuto nè l’intuizione, nè la disponibilità politico - economica di fare altrettanto. Di questo problema dovrebbero discuterne i rappresentanti dei due esecutivi, nell’ambito dello spirito di collaborazione instauratasi un anno fa proprio a Trieste con il concerto di Riccardo Muti che aveva visto la presenza del nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e di quelli di Slovenia e Croazia.

Ma ci sono anche altri motivi che potrebbe indurre al ricupero. A bordo del Rex nel viaggio vittorioso verso al conquista del Nastro azzurro erano presenti i vertici di una fabbrica di birra italiana che del guidone che contrassegnava il transatlantico più veloce ad attraversare l’atlantico, fecero un marchio, ancora oggi ben presente sul mercato. Il nome Rex fu scelto come marchio da un industriale pordenonese di elettrodomestici bianchi che negli Anni Sessanta e Settanta fu leader del mercato europeo: si chiamava Zanussi.

Anche un importante caseificio di Melzo sfruttò il successo del transatlantico per “battezzare” un formaggio di sua produzione.

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