Il “regno dei defunti” in custodia al console

Viaggio nelle sedi diplomatiche a cavallo tra Europa e Asia
Di Lilli Goriup

di LILLI GORIUP

Nel cimitero militare di Trieste c’è un monumento ai soldati sovietici, caduti combattendo il nazifascismo. Molti erano kazaki. Se oggi ricordiamo quei morti, parte del merito spetta a Luca Bellinello che, prima ancora di diventare console del Kazakistan, già intesseva relazioni internazionali. Il nonno di Michael Hatzakis invece, da greco, imbracciava le armi contro gli Ottomani. Siamo a Creta ai primi del Novecento. Suo nipote oggi vive a Trieste ed è console di Cipro. Il triestino Enrico Samer rappresenta la Turchia che ha in città una sua piccola comunità arrivata secoli fa per commerciare nel porto franco: per questo anche i Turchi hanno un cimitero, nel complesso funerario di via della Pace, le cui chiavi sono affidate proprio al console.

Europa e Asia, l’una sconfina nell’altra. Emblematico il caso di Istanbul, unica città al mondo che, divisa in due dallo stretto del Bosforo, abbraccia entrambi i continenti. Enrico Samer subentrò al papà, al consolato, nel 1999. La sua attività di imprenditore nel settore marittimo lo lega alla Turchia e proprio per questo gli è stato chiesto di farsi portavoce degli interessi levantini: «Il porto di Trieste è collegato alla Turchia dalla più grande autostrada del Mediterraneo, “costruita” dalla compagnia U.n. Ro-Ro: vi passano 15 navi la settimana, 250mila camion all’anno, c’è anche un collegamento aereo che ogni notte trasporta gli autisti» ricorda il console. E aggiunge una nota di colore: «Spesso capito in Turchia per l’azienda. E a più di un convegno mi hanno chiesto se fossi lì come imprenditore o come console».

Molto più a oriente, la vasta distesa del Kazakistan tocca la Cina da un lato e dall’altro la Russia, eppure non si riesce a lasciare ancora del tutto l’Europa: asiatico per cultura e geopolitica, al suo interno comprende il fiume Aral, che arriva dalla Russia ed è considerato il confine geografico tra i due continenti. Il suo console a Trieste è Luca Bellinello, originario di Rovigo: «Mi sono trasferito per studiare a Bologna e a Milano: sono dottore commercialista. Ma una volta arrivato a Trieste non sono più voluto partire: qui ho una moglie, due figli e quattro cani. Mi occupo di contabilità internazionale, collaborando con studi di Trieste e di Udine. Trovo Trieste affascinante per questa sua apertura sul mare, è mozzafiato. Mi piace soprattutto la città vecchia, il sapore di Cavana e di san Giusto».

Il consolato è arrivato per caso: «Seguivo una società per conto di mia moglie e di mio suocero, così sono entrato in contatto con l’ambasciata kazaka. C’era in ballo la bandiera di una nave». E per caso ha dato una mano anche alla ricerca storica locale: «Dove sono i resti dei soldati kazaki morti durante la seconda guerra mondiale? Probabilmente nella valle del Vipacco. Parte dei soldati dell’Urss si era unita ai partigiani di Tito. Sul tema ha lavorato la professoressa Marina Rossi. E cosa c’entro io? Vi chiederete a questo punto... Poco e niente: mi sono limitato a mettere in contatto le varie parti interessate nella ricerca. Non ero in veste ufficiale ma è sta. ta una piccola grande soddisfazione» racconta Bellinello. Il console elogia i kazaki: «Sono giovani, hanno in media 3,4 figli a testa, costituiscono da 25 anni la repubblica più avanzata dell’Asia centrale. E sono nostri amici: l’Università di Trieste e la regione Fvg collaborano con le realtà kazake. Da due anni gli italiani non hanno più l’obbligo del visto, perché i kazaki sperano che vengano in vacanza da loro. Io creo soprattutto contatti tra i nostri imprenditori e il mercato kazako».

Il confine più lungo al mondo, costituito da un unico tratto, conta 6846 chilometri ed esiste dal 1991: è quello tra Kazakistan e Russia. L’ex impero sovietico ha posto a Udine la sua rappresentanza che pure fa parte del corpo consolare di Trieste. Il console è Carlo Andrea dall’Ava: la sua famiglia negli anni Cinquanta è stata inviata da Vicenza a san Daniele del Friuli per costruire uno dei primi prosciuttifici industriali, che oggi si è trasformato nell’impresa Dok dall’Ava. Chi lo conosce dice che il console è quasi sempre in viaggio per lavoro, il suo telefono italiano risulta non raggiungibile.

Chiude il cerchio del “viaggio” tra oriente e occidente, terza isola del Mediterraneo, nelle acque di fronte alla Siria. Il suo console a Trieste è Michael Hatzakis, nato a Creta e formatosi ad Atene e a Londra: «Per un economista specializzato in affari marittimi, Trieste era quasi una scelta obbligata. Per me poi era “mitica” dato che un mio parente, Emmanuel Trakakis, vi costruì una fortuna grazie alla Agemar. Così, dopo averla visitata, nel 1975 ho preferito la città giuliana a Londra e al Pireo». Michael ha una moglie, Aliki Kefalogianni, pure lei greca di Creta, e due figli, Stathis di 18 anni e Konstantino di 16. «Il mare, mio tema personale, collega le acque greche a quelle triestine. L’emblema della continuità tra i due popoli è la presenza in città della Comunità greco orientale. Mi impegno per rinsaldare questo legame, che per me è di vera e propria continuità territoriale, sia come imprenditore sia come console. Per anni - spiega Hatzakis - sono stato consigliere e anche presidente della comunità greca triestina e, in questi panni, il momento più alto per me è stato quello della celebrazione del giubileo del 2000, in collaborazione con il Comune».

Non ha dubbi neanche sul giorno più bello del suo consolato: «Quello che vedrà di nuovo Cipro riunita e indipendente, senza barriere per i suoi abitanti. Sono nato a Creta, isola “sorella” per tanti motivi: il clima florido, la cultura che affonda le radici laddove storia e mito si confondono. E non solo. Sono cresciuto con le storie su mio nonno, Michael come me. Nel suo paese natale, a Creta, è ricordato con una statua, per aver capeggiato la rivoluzione militare contro i turchi. Spero che i negoziati tra Cipro e Turchia, oggi, trovino una soluzione per rendere l’isola unita».

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