Il Ridotto del Teatro Verdi di Gorizia sarà intitolato a Macedonio

L’annuncio del Comune nel corso dell’incontro-omaggio al grande regista scomparso ad aprile. A lui sarà dedicata anche la prossima stagione della Contrada di Trieste
Bumbaca Gorizia 30.05.2014 Fondazione Carigo, ricordo Macedonio Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 30.05.2014 Fondazione Carigo, ricordo Macedonio Fotografia di Pierluigi Bumbaca

La sala del Ridotto del teatro Verdi di Gorizia sarà intitolata a Francesco Macedonio. Impossibilitato ad annunciarla il sindaco Ettore Romoli, a Trieste per impegni di lavoro, la decisione è stata comunicata dall’assessore comunale al Welfare, Silvana Romano, nel corso di un affollato incontro, ospitato dalla Fondazione Carigo e volto a omaggiare la memoria del regista scomparso lo scorso primo aprile. Tale decisione costituisce l’accoglimento da parte del Comune di una richiesta presentata da Mario Brancati appunto per l’intitolazione del Ridotto a Macedonio.

Franco Dugo ha quindi deciso di donare al Comune il suo ritratto del regista - una tecnica mista su carta delle dimensioni 100 x 70 centimetri realizzata nel 1987 - e che nel Ridotto sarà esposto.

Brancati è anche stato l’organizzatore dell’incontro alla Fondazione Carigo assieme a Dugo, Nereo Battello, Gianfranco Saletta, un incontro che ha visto annunciare altri omaggi per celebrare l’artista.

Così, la presidente de La Contrada, Livia Amabilino, ha anticipato che la prossima stagione del teatro triestino, di cui Francesco Macedonio è stato per 38 anni direttore artistico, sarà al regista dedicata; ancora,

La Contrada dedicherà un evento, al momento da definirsi, incentrato su Macedonio.

E, da più parti, in particolare da Guido Botteri (storico presidente dello Stabile regionale), Claudio Grisancich (autore, fra l’altro, dell’ultimo lavoro diretto da Macedonio: “Io, Anton Cechov”) e Giuseppe O. Longo (amico e intellettuale con il quale il regista ha collaborato) è emerso il desiderio di assemblare e promuovere il lavoro letterario e critico di Macedonio, ad esempio con la pubblicazione di quella serie di racconti che il regista andava scrivendo specie nel suo periodo estremo e che voleva fosse illustrata da lavori di Cesare Mocchiutti e Sergio Altieri.

Ancora, s’è parlato di riproporre “Gorizia 1916” di Franceschi che Macedonio aveva diretto.

Assenti giustificati Marisa Mazzoni e Pino Roveredo, all’incontro della Fondazione Carigo, oltre ai suoi organizzatori e ai familiari di Macedonio (la moglie Silva, i figli Marta e Andrea) hanno partecipato l’amico fraterno Sergio Altieri, Ariella Reggio, Riccardo Canali, Angiola Maria Restaino, Vito Dalò, Mauro Fontanini, le sorelle Rossi, Mario Pirolo, Dario Drufuca, Evaristo Cian, Francesco Imbimbo, Elisabetta Trombini (figlia del grande amico Nello), monsignor Ruggero Dipiazza, Ignazio Doliach: e l’elenco non può non essere incompleto.

Più di qualcuno potrà ricordare Francesco Macedonio con le parole che Mirella Freni dedicò alla scomparsa di Karajan: «Eravamo delle sue creature che abbiamo portato nei teatri le sue interpretazioni più grandi».

Alex Pessotto

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