Il Superporto va altrove legge ed escavo bloccati

Il porto di Monfalcone nel limbo per difficoltà di carattere ambientale, ma non solo. Per chi non lo avesse ancora capito il Superporto è definitivamente nella tomba, ma non c’è alcuna speranza di sviluppo con l’allargamento della banchina e neppure con un nuovo piano regolatore. A scriverlo sulla lapide del porto, in maniera clamorosa, Carlo Merli, amministratore delegato di Apm Terminals Italia, società controllata dal Gruppo Maersk. Il colosso mondiale dello shipping, se farà qualcosa nell’Alto Adriatico, si appoggerà semmai a strutture già esistenti come Trieste e Capodistria «evitando dragaggi di fondali e costruzione di nuove banchine a Monfalcone».
Le voci sul nuovo impantanamento dello scalo di Monfalcone, dopo un breve periodo di illusioni in cui si credeva che partissero nuovi progetti dopo un decennio di stasi, nonostante l’apparente sblocco del progetto di escavo del canale e il varo del nuovo progetto di legge sul porto, stavano girando da mesi. Ma ora, dopo l’allarme lanciato qualche giorno fa dal sindaco di Monfalcone, Silvia Altran, diventano reali e sono note agli stessi operatori.
Proprio ora, ed è una delle ultime novità, che per il porto di Monfalcone, illuso dal riavvio dei progetti, si era fatto avanti un gruppo privato interessato all’allungamento e alla futura gestione della nuova banchina. Invece, lo conferma lo stesso Merli (come pubblicato ieri), ci sono difficoltà ambientali.
E trova conferma la voce, lo dimostra il silenzio calato da settimane sull’argomento, del blocco in Regione del progetto di escavo del canale (che deve portare la profondità a 12 metri e mezzo) che era stato presentato dal Consorzio industriale e terminato in tempo record. Dovevano passare solo 45 giorni per avere l’ok della Regione per la fase esecutiva, ma sono già trascorsi mesi, l’incartamento è incagliato negli uffici dei dirigenti e sembra ci siano grosse difficoltà ad avviare un iter procedurale di uscita.
Dove sta il problema? Da quanto si sa, e il Consorzio aveva già lanciato un allarme, nel problema del dragaggio dei fanghi che vengono considerati rifiuti speciali. C’è la famosa cassa di colmata che era stata ideata (dallo stesso Consorzio in prospettiva) proprio per accogliere i fanghi (che altrimenti devono essere smaltiti altrove con costi proibitivi) in modo da essere riempita e costituire la piattaforma su cui realizzare l’ampliamento della banchina portuale.
Il Consorzio aveva avvertito del problema dell’area a Sic (Sito naturale a interesse comunitario) realizzato paradossalmente a fianco della cassa di colmata. L’area marina ora (il problema e esiste da decenni) avrebbe problema di inquinanti che non si sa se arrivano dal mare, da terra o dal vicino fiume. Il risultato? Tutto bloccato con la Capitaneria di Porto di Trieste che (altra notizia) ha bloccato pure la seconda fase del piccolo dragaggio per far uscire i diportisti e i velisti dal canale Est-Ovest e che sfocia al Villaggio del pescatore.
«Il blocco dell’escavo è la cosa che mi preoccupa di più - commenta il presidente della Compagnia portuale di Monfalcone, Maurizio Maresca - quell’opera è fondamentale. Con i fanghi si realizza il muro del terminal di Monfalcone, si tratta della piattaforma della nuova banchina portuale che altrimenti, se si portano altrove i materiali, costerà il doppio».
Bloccato l’escavo, ma è bloccata anche la bozza di legge regionale sul porto di Monfalcone e porto Nogaro. Dopo lo stop in commissione della legge, l’assessore regionale Riccardo Riccardi si è recato a Roma con un dirigente per verificare i dubbi sui vizi di incostituzionalità della bozza che rischia di essere impugnata.
Ma dalla missione di giovedì scorso al ministero delle Infrastrutture sembra siano tornati con più dubbi di prima. Era più che fondato l’allarme lanciato dal sindaco di Monfalcone, Altran, che aveva anche auspicato di «non lasciare solo l’assessore Riccardi»: il peso politico del Fvg a Roma è pressochè nulla e non c’è una figura politica in regione in grado di dare una strategia di lungo respiro su fronti di sviluppo come la logistica e la portualità.
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