Il tesoretto di Invitalia dalle Pmi ad Arvedi «I criteri erano sbagliati»

Al presidente di Confartigianato Trieste, Dario Bruni, le modalità dei 15 milioni messi in palio da Invitalia, per finanziare progetti di riconversione a cura delle “pmi” nelle area ex Ezit ed ex Arsenale, non erano mai andate giù.
Quindici milioni che non vennero impiegati e che sono finiti al cavalier Arvedi nel quadro della riconversione della Ferriera. Delle aziende che avevano concorso rimase in pista solo il cantiere Quaiat, che poi si ritirò perchè Invitalia aveva dimezzato la parte di contributo a fondo perduto.
Bruni lo aveva detto nel 2017 e lo ripete adesso: «La tipologia di gestione e di rendicontazione del bando non era calibrata per il sistema della piccola impresa, ancor meno per la rete di micro- aziende caratteristica del nostro territorio». «Ma ci rendiamo conto che l’asticella, per aspirare al contributo, era posata su un fatturato di 40 milioni di euro? Ma vi sembra un fatturato tipico di una piccola azienda, quando un’impresa artigiana triestina in zona industriale ha una media di cinque dipendenti? Parliamo di realtà dalle dimensioni limitate, che non possiedono la struttura tecnico-amministrativa per adattarsi a bandi studiati per ben altre caratteristiche. E ci stupiamo se le imprese non hanno partecipato e quei soldi sono rimasti inutilizzati!». Allora? «Questo tipo di bandi pubblici - suggerisce il segretario confartigianale Enrico Eva - deve avere una riserva del 30% per la micro-piccola azienda, con procedure snelle e semplificate».
Se il bando Invitalia si è rivelato un clamoroso autogol e i 15 milioni “inesplosi” hanno concorso al “risarcimento” di un grande industriale come Arvedi, meglio è andata per i contributi amministrati dalla Camera di commercio. Biomedicale, cosmetica, automotive, efficientamento energetico e innovazione produttiva: il presidente dell’ente camerale Antonio Paoletti narra un’altra partita di pubblico sostegno all’economia triestina, quella collegata ai contributi a fondo perduto di cui la Regione Fvg aveva delegato l’istruttoria alla Camera di commercio attraverso Aries.
Si trattava di 10,6 milioni di euro, “armati” dalla Legge regionale 3/2015, da destinare in due distinte direzioni: da una parte progetti di riconversione e di utilizzo degli immobili, dall’altra progetti di ricerca & sviluppo. Il finanziamento arrivava a coprire il 50-60% dell’investimento. In questo caso la dotazione si era addirittura rivelata insufficiente a soddisfare le richieste: comunque, in seguito ad alcune rinunce, lo scorrimento delle graduatorie ha permesso di beneficiare 42 imprese sul fronte ricerca & sviluppo, 17 aziende sul versante della riconversione immobiliare. In tutto 59 interventi.
A fine 2016, visto l’interesse suscitato dal precedente bando, la Regione ne creò uno nuovo, consentendo la partecipazione a quelle imprese che operassero in affitto nell’area Ezit e che volessero acquistare l’immobile locato: su 2 milioni messi in palio, le domande sono state finanziate per 1,1 milioni. Finora piazza della Borsa ha complessivamente liquidato quasi 4,4 milioni di euro.—
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