Immigrazione clandestina, slitta il processo a Mark

Questioni procedurali hanno determinato il rinvio dell’udienza a gennaio 2012, per il processo in ordine al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per il quale è imputato il bengalese Mohammad...
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Questioni procedurali hanno determinato il rinvio dell’udienza a gennaio 2012, per il processo in ordine al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per il quale è imputato il bengalese Mohammad Hossain Mukter, appartenente all’associazione cittadina Bimas, nonchè presidente del Coordinamento immigrati. L’uomo era stato arrestato nel settembre 2009, poi ai domiciliari, in seguito a una lunga e complessa indagine coordinata dalla Procura, condotta dalla Mobile di Gorizia, dal Commissariato di Polizia e dalla Guardia di Finanza, unificando i “filoni” investigativi. L’inchiesta aveva portato anche alla denuncia di 11 imprenditori del Monfalconese. Gli inquirenti ipotizzavano una “rete” articolata tra Monfalcone e il Bangladesh, fatta di intermediari e imprenditori disposti ad assumere immigrati attraverso le “quote” previste dalla normativa. Nei confronti di Mark, aveva sostenuto il difensore Federico Cechet, venivano contestati un paio di episodi, per i quali, aveva ribadito il legale, «il mio assistito si è subito reso disponibile a chiarire ogni circostanza».

Intanto, dunque, venerdì, al Tribunale di Gorizia è stato disposto il rinvio per una nuova udienza fissata a gennaio prossimo. In quella sede è previsto l’ascolto del perito incaricato della trascrizione delle intercettazioni telefoniche. Chiamati a deporre, da parte della pubblica accusa, cinque testi.

Lo stesso Mohammad Hossain Mukter, attualmente in Bangladesh, attraverso l’associazione Bimas, ha, invece, contribuito nell’ambito dell’indagine condotta dal Comando provinciale dei carabinieri e dalla Compagnia dell’Arma cittadina, a portare alla luce le denunce da parte dei connazionali circa gli eventi di sfruttamento, estorsione e del fenomeno del caporalato. In prima battuta erano stati arrestati i fratelli Pasquale e Giuseppe Commentale, oltre a un bengalese di 46 anni, e sei denunciati. Sono seguiti altri provvedimenti emessi dalla Procura, un secondo ordine di custodia cautelare per Pasquale, l’obbligo di firma a carico del padre Angelo, e la misura dei domiciliari per un dipendente sempre di origine campana, Alessandro Rispoli.(la.bo.)

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