Impastatrici in azione, inquilini insonni: sequestrato il laboratorio del panificio
I residenti: due anni di rumori notturni nell’edificio di via Settefontane
di Corrado Barbacini
di Corrado Barbacini

Troppo rumore durante la notte: il giudice Massimo Tomassini ha messo i sigilli al laboratorio del panificio «Il Pane quotidiano» di via Settefontane 42. L’ambiente di lavoro si trova al primo piano del condominio dove vivono una decina di famiglie, tra cui molti anziani. Da quasi due anni, e cioè da quando è iniziata l’attività di produzione, ogni notte per gli abitanti dello stabile è stato un vero e proprio incubo con una una vibrazione assordante e incessante da mezzanotte alle quattro.
Il sequestro è stato chiesto e ottenuto dal pm Raffaele Tito al termine di un’indagine effettuata dai vigili del fuoco, dagli agenti della polizia municipale e dai tecnici dell’Arpa. A far scattare le indagini sono state le proteste e le denunce da parte degli abitanti del palazzo. Il titolare del panificio Paolo Fontanot è indagato per disturbo del riposo delle persone. «Non ci speravo più. È da due anni che non dormiamo in questa casa. È stato un tormento. Ci siamo ammalati. E le vibrazioni hanno danneggiato il nostro appartamento», dice commossa Gabriella Giovannini Vattovani. Con un dito indica le crepe sulle pareti della cucina: squarci che in certi punti arrivano a due centimetri. Continua: «Dopo il sequestro è tornata la pace, non mi sembra vero. Voglio andare a ringraziare il magistrato che lo ha ordinato. È stato l’unico che ci ha ascoltato...».
«Ho fatto tutto nel rispetto della legge. Ho investito molti soldi. Dopo questo provvedimento ho dovuto mandare a casa quattro operai. Il laboratorio ora è chiuso. Spero che si riesca a trovare delle soluzioni adeguate per evitare che i rumori si propaghino. Mi dispiace, ma se gli abitanti della casa hanno il diritto di dormire, io ho il diritto di lavorare...», dice Paolo Fontanot che si è affidato all’avvocato Ferdinando Ambrosiano.
Continua Gabriella Giovannini: «Questo è un condominio di anziani. Non abbiamo grandi possibilità economiche. Adesso, dopo il sequestro, ci rivolgeremo a un avvocato. Ma finora abbiamo protestato da soli, senza nessun aiuto. In casa sono venuti sia i vigili del fuoco che i tecnici dell’Arpa. Sono stati qui più volte rimanendo a fare le rilevazioni per tutta la notte. Si sono resi conto che le nostre non sono state fisime, ma abbiamo il diritto di non ammalarci e di dormire. La casa è costruita con pietra d’Istria: è un materiale molto solido che non assorbe i rumori. Di notte le impastatrici andavano a pieno ritmo. E poi si sentiva il fragore dello spostamento dei carrelli di metallo. Non possiamo sopportare questi disagi. Non è giusto».
Fontanot racconta che un paio di anni fa aveva avuto l’occasione di comperare l’appartamento al primo piano. La sua idea è stata quella di allargare l’attività ristrutturando il negozio anche a bar e pasticceria. Dice: «Ho chiesto in Comune tutti i permessi. Ma ho anche fatto fare il progetto da un architetto e da un ingegnere indicando loro proprio l’eventualità dei rumori. Ora, dopo il sequestro, sono tornato dagli esperti. Devono sistemare tutto il laboratorio. Sto perdendo un sacco di soldi. Il pane non posso produrlo e per buona parte mi affido ad altri laboratori, di miei concorrenti». Dice Gabriella Giovannini: «Mi sono rivolta al Comune per chiedere su quale base era stato dato il permesso di realizzare il laboratorio. Nessuno mi ha saputo o voluto rispondere. Ho 67 anni e non sono nata ieri...»
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