In Comune Magris ricorda il Panizon di “Abbasso i poveri”

«Franco Panizon è stato, anche in modo imbarazzante, se stesso. Mi piacerebbe assomigliargli un po’». Parola di Claudio Magris. Lo scrittore ha terminato così ieri sera il suo appassionato ricordo di un amico non facile nell’aula affollata del consiglio comunale di Trieste. Quello di Magris era un discorso atteso. Evocato persino da Paolo Cendon dalle colonne del Piccolo: «Non ho mai sentito lodare, da che lo conosco, nessuno al mondo tanto quanto Franco Panizon: chiedete a Claudio, avrete in risposta una cascata fiammeggiante di episodi e di citazioni che durerà almeno tre ore». In realtà Magris se l’è cavata in un quarto d’ora. «Anni fa Franco Panizon stava in quest’aula seduto nelle file della sinistra e parlava contro il privilegio della benzina agevolata. Il sindaco di allora intervenne: “Vedo che il consigliere comunista Panizon non ha a cuore i poveri triestini”. Lui si alzò di scatto e urlò: “Abbasso i poveri”». Era così. Stravagante. Un ragazzo della Repubblica di Salò (come ha ricordato Magris) diventato comunista, persino presidente del circolo Che Guevara (come l’hanno ricordato ieri sera i compagni). Anche cattolico dopo anni di una laicismo integrale. «Un giorno arriva e mi dice: ”Mi sono convertito”, “A cosa?” gli chiedo. «Al cattolicesimo, mona”» racconta Magris. Era così Franco, se stesso, «ruvido, vero, pesante, a volte irritante. spesso ingiusto, mai banale». Aveva torto marcio e non lo ammetteva, ma poi potevi trovartelo davanti alla porta di casa con una lettere di scuse». La sua qualità non era la tolleranza e neppure la moderazione come ha ricordato il sindaco Roberto Cosolini («Un grande cittadino di Trieste»). Il cardiologo Fulvio Camerini, che lo conosceva da una vita, conferma tutto. «A me non piacevano le intemperanze di Franco - racconto l’ex senatore - Non aveva peli sulla lingua. “Hai detto una grande fesseria” mi diceva spesso. Solo che usa va una terminologia più cruda. Io lo smontavo con ironia dicendogli: “La tua posizione mi sembra interessante”». Era così. «Parlava per paradossi - continua Camerini - Ho fatto il pediatra perché non mi piacciono i bambini”. Non era vero. “Questa sinistra mi fa schifo”. Ma poi aggiungere: “Un credente deve essere per forza di sinistra”». Era così un vero rivoluzionario come lo fu Franco Basaglia. «Di quelli che cambiano il mondo facendo bene il loro mestiere» racconta Alessandro Ventura, il suo successore. Nella serata commemorativa c’è spazio per una doppia citazione che regalano sia il presidente del Consiglio Iztok Furlanic che il consigliere comunale Loredana Lepore. La stessa. Identica. A futura memoria. Scriveva Panizon: «Questo vale per tutti gli uomini, ma specialmente per i medici e specialmente per i pediatri: guardare in là, più in la possibile, non pensare solo all’oggi del tuo paziente, pensa anche al suo domani; non pensare solo ai tuoi pazienti, pensa anche a tutti i pazienti; non pensale solo ai presenti, ma pensa anche ai lontani e ai futuri». Il futuro è l’unico posto dove possiamo andare. Ed il luogo dove sta Franco Panizon.
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