In pensione Micaela la “segretaria record” degli ingegneri

L’Ordine saluta dopo 42 anni un pezzo della propria storia «Me ne vado ora che c’è un presidente donna, ne sono felice»
Lasorte Trieste 04/12/19 - Via Genova, Ordine degli Ingegneri, Micaela Nicoli
Lasorte Trieste 04/12/19 - Via Genova, Ordine degli Ingegneri, Micaela Nicoli



L’Ordine degli ingegneri di Trieste perde un pezzo della propria storia. Proprio in questi giorni, infatti, va in pensione la segretaria Micaela Nicoli, dopo quasi 42 anni di dure fatiche lavorative. Un percorso, il suo, iniziato nel 1978 quando, giovanissima, prese in mano appunto l’Ordine degli ingegneri, all’epoca ancora ente privato. È stata la prima e ultima occupazione della sua vita, al giorno d’oggi qualcosa di impensabile, a dimostrazione di quanto sia cambiato nel tempo il mondo del lavoro. Che nel corso di 40 anni si è informatizzato molto, rendendo i compiti da svolgere molto più rapidi, con la velocità tuttavia compensata dall’aumento esorbitante della burocrazia. «Ho iniziato con Aldo Moro e finisco con Giuseppe Conte – è l’amaro parallelismo politico di Nicoli per rendere meglio l’idea di quanto il mondo sia cambiato nel frattempo – senza avere avuto nemmeno il tempo di finire l’Università. Ho cominciato quando presidente dell’Ordine era Cesare Gialdini, rimasto in carica per più di 20 anni, poi sono passata sotto l’egida di Giovanni Cervesi e ora concludo con una “presidentessa”, Elisabetta Del Ben. Sono contenta – spiega – di finire il mio percorso lavorativo con un presidente donna».

Altro dato che aiuta a codificare meglio il mutamento sociale avvenuto nel mondo degli ingegneri riguarda proprio la quantità delle donne iscritte all’Ordine. «Basti pensare – racconta – che nel 1978 c’erano sì e no quattro o cinque donne ingegnere, mentre oggi sono quasi la metà del totale. Anche in quanto a numeri complessivi gli iscritti nel corso degli anni sono praticamente triplicati, tanto che agli inizi la segreteria dell’Ordine degli ingegneri lavorava anche per gli architetti, poi mano a mano che il numero cresceva i due ordini sono stati divisi».

Non sono mancati ovviamente, nel corso della sua ultraquarantennale carriera, gli aneddoti, e non per forza tutti divertenti. «Nel periodo della candidatura all’Expo – ripercorre Micaela – ricordo quanto ci tenesse Pierpaolo Ferrante, persona veramente straordinaria, e mi dispiacque veramente tanto constatare come più di qualcuno esultò alla notizia che la città l’avesse perso».

Dai brindisi per festeggiare una sconfitta alla paura con la quale si viveva negli anni di piombo, Micaela Micoli riavvolge tutta d’un fiato la sua pluridecennale esperienza fra gli ingegneri triestini: «Un episodio che ancora oggi mi colpisce riguarda il periodo del rapimento di Aldo Moro. Io ero appena entrata a lavorare qui e l’ingegner Gialdini, sentendo la notizia, ci telefonò in ufficio sollecitandoci ad andare a casa e chiudere l’ufficio. Erano giorni di panico, difficili da spiegare oggi, anche se il rapimento era avvenuto a Roma c’era sempre la paura che potesse capitare qualcosa di brutto anche in una città di provincia come Trieste». E com’è stato, in generale, il rapporto con gli ingegneri? «Ho passato momenti belli e altri un po’ meno: ho avuto a che fare con ingegneri che mi mandavano cioccolatini come ringraziamento per averli aiutati e altri che pretendevano il mio licenziamento perché non davo loro la risposta che volevano».—



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