In Porto Vecchio una cittadella turistica

Un investimento di un miliardo e mezzo per un progetto che sarà realizzato in una quindicina d’anni
Una cittadella fortemente orientata verso il turismo nautico e la nautica da diporto con tre marina, un cantiere navale, botteghe artigianali, negozi e un supermercato, e poi un albergo sul mare, una foresteria e ristoranti con la creazione di tre piazze con monumenti, viali alberati e una pista ciclabile. È così che apparirà, con un investimento che oscillerà tra un miliardo e un miliardo e mezzo di euro su un’area di 529 mila metri quadrati, il Porto Vecchio tra una quindicina d’anni. Sono questi infatti i tratti fondanti della proposta fatta dal cartello di costruttori Maltauro-Rizzani de Eccher che ieri il Comitato portuale ha votato come la migliore tra le 32 rimaste in gara.


La proposta è firmata anche da Banca infrastrutture innovazione e sviluppo del Gruppo Intesa-San Paolo e da Sinloc (Sistema iniziative locali spa), società che valuta la fattibilità economico-finanziaria e procedurale di progetti. Il fatto di avere l’appoggio di un importante istituto di credito e di un’affermata società di real estate, di aver cioé già compiuto un’aggregazione di istituzioni finanziarie, è stato, come hanno spiegato il presidente dell’Autorità portuale Claudio Boniciolli e il segretario generale Martino Conticelli, uno dei fattori determinanti della scelta che è stata compiuta dall’apposito Gruppo di lavoro con Walter Sinigaglia, caposervizio Demanio dell’Authority, responsabile unico del procedimento e che ieri è stata avallata dal Comitato presieduto dallo stesso Boniciolli. Una decisione che è condivisa anche dal Comune di Trieste come ha sottolineato il vicesindaco Gilberto Paris Lippi il quale ha anche ricordato come il Comune avesse due propri tecnici all’interno dello stesso Gruppo di lavoro.


Un altro degli elementi decisivi per la scelta è stata l’adesione piena ai dettami del Piano regolatore che, come ha ricordato Boniciolli, «prevede per il Porto Vecchio funzioni di portualità allargata. E infatti - ha aggiunto - l’Adriaterminal rimane e con esso anche la funzione commerciale del Porto Vecchio». È soprattutto in questo che sarebbero mancati i due grandi sconfitti di questa gara: la Save-Aeroporto di Venezia presieduta da Enrico Marchi e la società appositamente costituita da Maurizio Zamparini, storico fondatore dei mercatoni Emmezeta e presidente del Palermo calcio.


In particolare la Save aveva chiesto alcune condizioni: il trasferimento anticipato di Adriaterminal per incompatibilità con le nuove funzioni e la dismissione di tutte le attività operative portuali ancora in atto. Ancora, una graduale eliminazione delle barriere doganali a seguito di una sospensione e del trasferimento del Punto franco. Ma la risposta del Governo alla richiesta di trasferimento al terminal di Fernetti di una parte del Punto franco non è mai arrivata, «per cui per il momento bisogna fare i conti con la situazione attuale - ha spiegato Boniciolli - che ci limiterà anche nel riutilizzo del magazzino 26». Si tratta del secondo più grande vecchio silos d’Europa appena finito di ristrutturare esternamente dalle stesse Maltauro-Rizzani de Eccher. Difficilmente progettabili oggi l’inserimento in Porto Vecchio della Fiera e dell’Istituto Nautico.


Il progetto scelto è stato anche quello giudicato più proficuo per l’Authority, cioé per l’istituzione pubblica. Il richiedente ha infatti presentato un progetto globale in una visione integrata nel contesto urbanistico prevedendo anche la realizzazione della rete infrastrutturale, dei sottoservizi e della viabilità interna. Un unico altro progetto è stato scelto perché non rientrava nell’area chiesta dal primo. È quello della società Antonini legnami che in un edificio a due piani creerà un dipartimento nautico con uffici e attività di brokeraggio internazionale del legno e prodotti derivati.
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