Indagini poco ortodosse, 5 condanne

Condanna a 3 anni e 8 mesi, oltre al pagamento di 8.400 euro di multa (e spese processuali) per il maresciallo Domenico Monagheddu, in relazione ai metodi di indagine adottati dai carabinieri del Nucleo operativo radiomobile di Monfalcone in alcune operazioni anti-droga. Condanne, ma a fronte della sospensione della pena, per i carabinieri Nicola Di Tria e Giuliano Giacobbi, quantificate rispettivamente in 2 anni e un anno e 6 mesi, comprese le spese processuali. Per tutti è stata disposta l’interdizione dai pubblici uffici: 2 anni per il maresciallo e un anno per i due militari sottoposti. Condanna a 6 mesi, sempre a fronte della sospensione della pena, per l’avvocato Alessandro Ceresi, accusato di un episodio di favoreggiamento nei confronti dei carabinieri del Norm. Per il legale è stata disposta l’interdizione dalla professione forense per la durata di due mesi. Infine, è di 2 anni e 2 mesi di reclusione la pena inflitta a Ivano Tiburzi, orbitante nel mondo della droga, considerando la recidiva e la continuazione in ordine a due capi di imputazione relativi a episodi di calunnia e furto.
È questo il quadro scaturito dalla sentenza emessa ieri, al Tribunale di Gorizia, dal giudice Rossella Miele, al termine di una lunga udienza, che era stata preceduta dall’ultima arringa delle difese, quella dell’avvocato Riccardo Cattarini, difensore di Giacobbi. Ciò che appare più evidente è la posizione del maresciallo Monagheddu, condannato in ordine a 24 capi di imputazione, a fronte di episodi legati a reati diversi (dalla calunnia alle minacce, a falsa dichiarazione in verbale o falsa testimonianza, ritardate consegne di stupefacenti poste sotto sequestro). Il maresciallo, tuttavia, è stato assolto da tre imputazioni, in relazione ad altrettanti episodi (minaccia a un testimone, falso in verbale e ricettazione) per i quali il fatto non sussiste o non è stato commesso. Assoluzione per due imputazioni contestate a Giuliano Giacobbi (ritardo di consegna di stupefacenti sequestrati e falso in verbale) e per una imputazione ascritta a Tiburzi (ritardata consegna di droga sequestrata). Gli imputati sono stati, inoltre, condannati alla refusione delle spese di costituzione e rappresentanza, quantificate in 2.500 euro a favore di ciascuna delle parti civili costituitesi al processo, nonchè all’ulteriore risarcimento dei danni da stabilirsi in sede civile. Un esito per il quale non mancheranno le impugnazioni da parte degli imputati.
Per il maresciallo Monagheddu, tuttavia, la condanna è risultata meno inflittiva rispetto alle richieste del pubblico ministero, Marco Panzeri, che aveva quantificato la pena in 5 anni e 4 mesi, tenendo conto evidentemente delle assoluzioni. Lievemente inferiori anche le condanne per Di Tria e Giacobbi: per loro il Pm aveva richiesto rispettivamente 2 anni e 6 mesi e 2 anni e 5 mesi. Si è concluso così un lungo processo, iniziato nell’inverno del 2011, durante il quale si sono susseguiti i testi dell’accusa e delle difese. Il maresciallo Monagheddu, nel rispondere da parte sua alle domande dell’accusa, aveva ribadito l’estraneità a ogni addebito, sostenendo di non aver mai agito in modo illegale, facendo altresì riferimento a un rapporto difficile con il Nucleo operativo dei carabinieri di Gorizia. La stessa innnocenza era stata dichiarata anche dai due militari Di Tria e Giacobbi. Tutto risale a una visita effettuata dai carabinieri del Norm provinciale in Fincantieri, per ascoltare un operaio, Bruno Esposito, che era stato accompagnato al colloquio dal responsabile della sicurezza del cantiere. Esposito si era sentito “tradito”. Partì così la denuncia, nel 2009, al Comando provinciale dell’Arma.
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