Centinaia all’Infiorata in piazza Garibaldi: «Così riscopriamo la tenerezza»
Il rito della Madonna d’Oro con le tre corone issate dai Vigili del fuoco. Il vescovo Trevisi: «Non smarriamoci in polemiche sterili»

Centinaia di fedeli come non si vedeva da tempo. Sarà stata la giornata di sole, tiepida, sta di fatto che l’appuntamento con l’Infiorata, la cerimonia in occasione della solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, ha raccolto davvero tante persone ai piedi della Stele Mariana in piazza Garibaldi.
Prima della celebrazione, come da tradizione, una squadra dei Vigili del fuoco ha posto ai piedi della Madonnina d’Oro tre corone di fiori: una del Comune di Trieste, una dell’Unitalsi e la terza del Centro Italiano Femminile di Trieste, promotore dell’appuntamento in collaborazione con l’Associazione Mater Civitatis e il Movimento Maria Regina della Pace. Ai piedi della stele, invece, sono stati posizionati vasi con fiori bianchi, alcune piantine e una rosa rossa.

In piazza, ma anche lungo i marciapiedi, donne, uomini, persone con disabilità, molte con il rosario tra le mani. Secondo chi torna ogni anno per questo momento di preghiera è stata la celebrazione più seguita degli ultimi tempi. Tra la gente c’erano anche consiglieri comunali, rappresentanti degli scout, dell’Unitalsi di Trieste e chi, nonostante le difficoltà nella deambulazione, non voleva mancare a questo appuntamento.

Poi, alle 12, il vescovo Enrico Trevisi, accolto dal sindaco Roberto Dipiazza, ha presieduto la recita dell’Angelus. Monsignor Trevisi ha affidato alle preghiere dei presenti le nuove vocazioni: «Spero che ci sia ancora questa nostra tradizione, di iniziare e concludere tutte le giornate con la preghiera; stasera, in modo speciale, un’altra preghiera per i nostri seminaristi».
E ancora: «Siamo in cammino verso il Natale – sottolinea – l’Immacolata Concezione ci porta ad andare con Maria verso il Signore Gesù, ad avere un cuore pronto e disponibile. Il mondo è tante volte offuscato dal peccato, non solo per le guerre, ma anche nelle nostre famiglie, nelle comunità e nelle città, che talvolta hanno un cuore indurito. Convertiamoci tutti sull’esempio di Maria, perché il nostro convivere insieme, le nostre città e le nostre famiglie hanno ancora bisogno di tanto Vangelo e la vita sarà più bella».
Nelle parole pronunciate all’Angelus il vescovo ha toccato diversi temi. Innanzitutto il dolore del mondo, «segnato da violenze, guerre e dall’egoismo degli Stati che alimenta paura e riarmo». Poi ha rivolto lo sguardo alle comunità, «dove cresce l’insensibilità verso i più fragili e dove spesso non riusciamo più a riconoscere il bene che nasce».
Ha parlato anche della vita quotidiana e dell’essere «infettati dei peccati» che toccano lavoro, scuola e famiglie «si ripetono ancora le violenze sulle donne e sui piccoli; e purtroppo senza pudore si seminano odio e discredito, e si insinuano cattiverie, spargendo sui social nefandezze di menzogne che tendono a denigrare, escludere, marchiare incapaci di un minimo di misericordia. Distratti sull’effimero e ingordi e mai sazi di consumi e di vanità».
Infine l’invito ai credenti «a non smarrirsi in polemiche sterili», ricordando che «il cuore dell’annuncio è Cristo e che in Maria si rivela la tenerezza di Dio». Maria, con la sua fiducia, è stata indicata come «guida per ritrovare comunità capaci di ascolto, perdono e riconciliazione, aperte allo Spirito e attente agli ultimi». «Lo diciamo in piazza, in mezzo alle macchine e agli affari — il monito del vescovo — scopriamo la tenerezza di Dio».
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