Infortunio alla cava Assolta l’ad Sonzogno
Elisabetta Sonzogno, amministratore delegato di Cava Romana spa, la società che gestisce le cave di marmo di Aurisina, non ha alcuna responsabilità né diretta né indiretta nell’infortunio di un proprio dipendente, il cinquantaquattrenne Gordan Tibor. L’episodio era accaduto esattamente tre anni fa durante una fase delle lavorazioni all’interno del cantiere.
L’assoluzione è stata pronunciata in un’udienza avvenuta in Tribunale a Trieste nei giorni scorsi, presieduta dal giudice Marco Casavecchia.
Sonzogno, assistita dall’avvocato Giovanni Borgna del Foro di Trieste, è riuscita dunque a dimostrare la propria innocenza.
La manager, in particolare, era accusata di lesioni personali colpose in seguito all’incidente sul lavoro che si era verificato nella giornata del 12 gennaio 2015. L’operaio Gordan Tibor, residente a Monfalcone, si era fatto male in seguito ad una caduta durante il trasporto di alcuni materiali. L’uomo, come accertato, è stato travolto dalla pala meccanica gommata della cava, riportando lesioni non guaribili in meno di un mese. Un incidente, quindi, non di poco conto.
Sul piano prettamente giudiziario per la Sonzogno, legale rappresentante dell’impresa, il pubblico ministero aveva chiesto in prima battuta la condanna alla pena di quattro mesi di reclusione all’esito di un giudizio abbreviato.
Ma con la sentenza pronunciata il 15 gennaio scorso, è stato appurato che la causa dell’infortunio non aveva nulla a che vedere con lo stato di manutenzione dell’area. E nemmeno con le modalità di trasporto dei carichi da una parte all’altra della cava.
Il Tribunale ha così accolto le tesi della difesa secondo cui l’incidente è avvenuto in quanto il dipendente si trovava nelle vicinanze della pala meccanica in movimento, vale a dire in un raggio di azione del mezzo. Un punto evidentemente pericoloso da cui bisognava stare alla larga.
Un comportamento vietato dal documento di valutazione dei rischi dell’azienda e che, a detta dei responsabili della società, era stato adeguatamente comunicato a tutti gli operatori che lavorano all’interno del cantiere anche attraverso l’apposita cartellonistica.
«Siamo soddisfatti che il Tribunale di Trieste abbia pienamente riconosciuto le ragioni della dottoressa Elisabetta Sonzogno, amministratrice della cava», ci tiene a puntualizzare, dal canto suo, l’avvocato Giovanni Borgna.
«La mia assistita - ha aggiunto ancora il legale - infatti ha sempre mantenuto una condotta rispettosa delle normative per la sicurezza sul lavoro e per la sicurezza del cantiere di Cava Romana».
Si chiude così, con la sentenza del Tribunale, una vicenda giudiziaria protratta per tre anni.
(g.s.)
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