Inno riciclato per i trentini Scoppia il caso Bregovic

La star balcanica incaricata di comporre la melodia per i Mondiali di sci nordico Compenso: 84.700 euro. Ma parte l’accusa di “autoplagio”. La replica: «Falsità»
Di Stefano Giantin
Ahmet Dogan minacciato da un uomo armato EPA/BTV / HANDOUT MANDATORY CREDIT: BTV HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES
Ahmet Dogan minacciato da un uomo armato EPA/BTV / HANDOUT MANDATORY CREDIT: BTV HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

BELGRADO. Una melodia balcaneggiante, dai ritmi veloci e ripetitivi, talmente orecchiabile da diventare una delle “hit” più popolari dei Bijelo Dugme, uno dei gruppi rock più famosi ai tempi dell’ancora non defunta Jugoslavia. Una canzone, intitolata “Hajdemo u planine”, traducibile in “Andiamo in montagna”, che negli Anni ottanta aveva conquistato tutti, da Lubiana a Skopje. E che ora, quasi tre decenni dopo, torna prepotentemente alla ribalta.

Alla ribalta non per un revival dello “Yu Rock”, ma per un presunto caso di “auto-plagio” che coinvolge anche l’Italia. E che vedrebbe come protagonista negativo Goran Bregovic, star musicale balcanica e internazionale, membro del gruppo scioltosi poco prima della guerra e ancora amatissimo dalla Slovenia alla Macedonia.

La denuncia ha iniziato a circolare ieri sui media balcanici. «Gli italiani danno a Bregovic 84.700 euro per musicare un inno» e lui «rielabora un vecchio successo», ha titolato con malizia il quotidiano belgradese “Blic”. Ma anche in Croazia, Bosnia, Montenegro, il tono degli articoli è simile. Come identica è la versione raccontata dai giornali e dai siti d’informazione della regione. Il musicista bosniaco è stato scelto per scrivere l’inno dei Mondiali di sci nordico, in programma fra meno di un mese in Val di Fiemme.

Un inno che ha provocato polemiche nella valle e dintorni, scrive il “Trentino”, a causa degli «84.700 euro che saranno pagati all’autore» e delle «critiche al testo e alla melodia che si sono susseguite su Internet», dopo che una breve anticipazione della composizione è finita sulla rete. Ma che ora, se i media balcanici avessero ragione, potrebbe causare un ulteriore diluvio di censure. Media che hanno infatti riconosciuto affinità tra le melodie – non nei testi - della nuova canzone, pubblicata sul canale YouTube della Provincia autonoma di Trento il 18 gennaio in un video dal titolo “Canzone dei Mondiali Fiemme 2013” e la vecchia “Hajdemo u planine”. Da qui le accuse più pesanti piovute su Bregovic nei Balcani, da quelle di “auto-plagio” a quelle, più moderate, di riciclaggio musicale pagato assai caro dai committenti italiani. Ma non tutti, in particolare molti esperti di musica, condividono i duri attacchi della stampa balcanica contro Bregovic. Aspri attacchi dovuti forse al fatto che il cantautore, per varie ragioni, è meno amato nei suoi Balcani che all’estero. «Penso che Bregovic abbia arrangiato alcune idee dell’inizio della sua carriera» per creare l’inno, «ma ciò è ok, anche perché la canzone originaria aveva come tema le montagne. Inoltre, la composizione non è identica, non si può dire che abbia rubato da qualcuno», spiega da Belgrado Zeljko Kerleta, esperto musicale e collezionista. «La gente nei Balcani - conclude - ha ancora profondamente sedimentata nella memoria la canzone “Hajdemo u planine” e ciò ha fatto scattare l’associazione mentale, ma la canzone non è la stessa». E le accuse di plagio sono sempre rischiose e tecnicamente difficili da provare, illustra anche l’autorevole musicologo Dinko Fabris, che ricorda il caso che «costò l’Oscar a Nino Rota, perché si diceva che la colonna sonora del Padrino fosse stata copiata». Ma poi si è dimostrato che le accuse erano infondate, visto «che Rota già negli anni Cinquanta aveva usato quella musica», da lui ideata, «per un film di Eduardo De Filippo». «Il materiale è sempre lo stesso, la musica ha dei confini tali che basta pochissimo per trovare delle somiglianze. Non sarà mai possibile uscire fuori dal confine del che cosa è plagio e che cosa è musica, bastano due note perché una melodia sia autenticamente diversa».

Molto dura invece la posizione dell’agente in Italia di Bregovic, Mauro Diazzi: «Non so chi ha messo in rete questa cosa qua, ma noi l’inno non l’abbiamo ancora fatto, ci stiamo lavorando e dobbiamo consegnarlo il 20 febbraio», spiega Diazzi durante una conversazione telefonica col Piccolo. Ciò che è finito «impropriamente» su Internet, afferma, sarebbero solo «pezzi di prove e non so chi ha messo in piedi questa polemica».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:musicaplagi

Riproduzione riservata © Il Piccolo