Inquinamento del mare e depuratore di Grado Tutti assolti gli imputati

Il direttore di Irisacqua Lanari con Gabrielcig, già dirigente della Provincia, erano stati accusati di danneggiamento

Laura Borsani/GRADO

La Procura li aveva accusati per aver causato un inquinamento del mare, in qualità di gestori, dal 2009, del depuratore di Grado. Paolo Lanari, 70 anni, direttore generale di Irisacqua, e Flavio Gabrielcig, 59 anni, all’epoca al vertice della Direzione Sviluppo territoriale e Ambiente della provincia di Gorizia, a processo, iniziato nel giugno 2017, hanno dovuto rispondere di danneggiamento in concorso. Sono stati rappresentati rispettivamente dai difensori avvocati Riccardo Cattarini e Francesco Donolato. Entrambi sono stati assolti dal Tribunale di Gorizia perché il fatto non sussiste. Nel procedimento si è costituito parte civile il Comune di Grado, con l’avvocato Francesco Debenedittis, a fronte di una richiesta di risarcimento di oltre 100 mila euro. Un processo durato tre anni e per il quale ora si attendono le motivazioni alla sentenza.

I fatti risalgono al gennaio 2009. La Procura aveva eseguito ampie verifiche avvalendosi dei Carabinieri, della Guardia di finanza e della Guardia costiera, coinvolgendo anche Arpa e funzionari della Provincia. Erano state acquisite decine di migliaia di copie di atti amministrativi ed era stata disposta una consulenza. Irisacqua aveva avuto in consegna l’impianto, a fronte di contributi erogati da Aato, poi trasformatosi in Cato, di oltre 500 mila euro per la ristrutturazione del depuratore. La Procura aveva contestato il danneggiamento in concorso, attraverso comportamenti commissivi ed omissivi, del corpo recettore ricevente gli scarichi dell’impianto del Comune, peraltro privo di autorizzazione allo scarico, effettuando dal 1999 scarichi «oltre i limiti di legge» (azoto ammoniacale, tensioattivi totali, Escherichia Coli), e producendo un danno anche al fondo e sottofondo marino circostante lo scarico del depuratore, nonché allo specchio di mare antistante. Al dottor Lanari, dal primo gennaio procuratore speciale e responsabile della conduzione tecnica dell’impianto gradese, la pubblica accusa, con il pm Valentina Bossi, aveva contestato l’aver consentito, ossia non impedito, lo scarico dei reflui inquinati derivanti dalla depurazione urbana. All’ingegner Gabrielcig era stato imputato il fatto di non essere intervenuto in via sostitutiva, essendo competente all’emanazione dei provvedimenti autorizzativi allo scarico, oltreché direttore generale Aato, al fine di verificare il corretto funzionamento dell’impianto. A fronte del contributo di oltre 500 mila euro per la ristrutturazione del depuratore, sempre secondo l’accusa, non aveva provveduto a controllare che gli interventi andassero a buon fine e che comunque i valori limite degli scarichi fossero rispettati. L’avvocato Cattarini aveva sostenuto che a Irisacqua era stato consegnato l’impianto in condizioni molto critiche, rapidamente risolte poiché l’inquinamento precedente era stato eliminato. La società, per il legale, aveva fatto di tutto per evitare che i difetti riscontrati al momento dell’acquisizione dell’impianto proseguissero nel tempo. Così come l’ingegner Gabrielcig, secondo l’avvocato Donolato, era estraneo all’inquinamento, e il nuovo impianto sarebbe stato autorizzato all’esercizio una volta completato. Cattarini ha osservato: «Ancora una volta le accuse del pubblico ministero nei confronti di un’azienda che rappresenta un’eccellenza del nostro territorio come Irisacqua, si sono rivelate infondate quando vengono giudicate dal Tribunale. Sono intervenute parecchie assoluzioni, una di seguito all’altra. Accuse così mettono in crisi per anni l’operatività dell’azienda, preoccupando inutilmente il personale che è di grande livello». Donolato ha affermato: «Il processo ha confermato che Gabrielcig ha ben operato, nel rispetto delle leggi e dell’interesse della comunità. L’istruttoria e il Tribunale hanno riconosciuto l’estraneità dell’ingegnere all’ipotesi di reato contestata». Infine, l’avvocato Debenedittis: «Attendiamo di leggere le motivazioni alla sentenza per decidere cosa fare e cosa deciderà la Procura».—

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