Intervista a Kyenge: «So che l’Italia non è un Paese razzista»
TRIESTE. «L’Italia non è un paese razzista. L’importante, però, è prevenire ogni forma del fenomeno elaborando buone politiche di integrazione». Cecile Kyenge parla un attimo dopo l’approvazione in Senato della mozione di solidarietà per la sua attività nel governo Letta. «E’ un passaggio di grande significato – commenta il ministero per l’integrazione –, è il segno di un cambiamento culturale che va accompagnato e sostenuto».
Dopo giorni di polemiche per quell’«orango» di Roberto Calderoli nei suoi confronti, Kyenge guarda avanti. Non le interessa la polemica, non chiede le dimissioni del vicepresidente di Palazzo Madama, respinge ogni implicazione personale dell’accaduto. Le interessa molto di più «costruire un messaggio propositivo anche dai fatti negativi». Lo ripeterà oggi a Trieste, nel pomeriggio nell’aula magna della Sissa, dove è stata invitata, in tempi non sospetti, alla conferenza della ricercatrice della New York University Elisabeth Phelps dal titolo “Le neuroscienze del razzismo”.
Ministro, che occasione è quella della Sissa?
Una delle tante tappe in cui poter rafforzare la lotta contro i razzismi e le discriminazioni. Prima culturalmente e poi con buone norme legislative. Emblematico poterlo fare in una regione, il Friuli Venezia Giulia, che è stata per lungo tempo terra di emigranti e che ha poi saputo diventare luogo d’accoglienza di diverse etnie, non solo dall’Est Europa.
La sua presenza nel governo può servire a un salto culturale per l’Italia?
Il mio ministero può dare un contributo importante. L’integrazione è la base per nuove convivenze, ciascuno cittadino deve riconoscersi nelle buone politiche su questo fronte, incluse quelle dell’immigrazione. L’Italia non è razzista. Il compito di ciascuno di noi è quello di tirar fuori la cultura dell’accoglienza che c’è in questa terra.
Quanto conta la comunicazione?
E’ fondamentale. Il cambiamento culturale in atto va assecondato lanciando ripetuti messaggi contro gli stereotipi. La mozione approvata in Senato è un fatto simbolico di grande rilevanza. E’ la presa di posizione di un’istituzione che serve a rafforzare il ruolo delle persone che, come me, vi lavorano con impegno. E’ un segnale che conforta, tanto più che arriva il giorno del compleanno di Nelson Mandela, un uomo che per tanti anni si è battuto contro il razzismo.
Il caso Calderoli può paradossalmente essere servito a diffondere una maggiore sensibilità?
Ci possono essere critiche e insulti ma si deve riuscire a costruire qualcosa anche se il messaggio di partenza è brutto. Bisogna trasformarlo in positivo, in modo da riportare dentro la comunità l’attenzione a come si comunicano determinate considerazioni. Per questo trovo fondamentale la mozione che è passata in Senato, è il segnale di un’istituzione che sa ascoltare e può conseguentemente lavorare per un progetto politico.
La Lega, però, si è semplicemente astenuta. Le dispiace?
Non ha votato contro.
Un passo avanti, quindi?
Senz’altro.
Lei ha detto che il caso Calderoli, con le scuse e con il mazzo di fiori, è chiuso dal punto di vista personale. Ma da quello istituzionale?
Il fatto storico è che il Parlamento ha preso una posizione forte sull’integrazione. E questo indipendentemente dalla mia persona. Il senatore Calderoli si è scusato e io ho accettato le sue scuse. Se lasciamo da parte, come è giusto, il fatto personale, la novità è che Palazzo Madama ha rafforzato il valore della cittadinanza di tutti anche davanti al sistema internazionale.
Ritiene che Calderoli, come chiesto dal premier Letta, debba dimettersi?
Non essendo una questione che riguarda me, preferisco non commentare.
Che ne pensa del caso Alfano e del rischio di crisi di governo?
La preoccupazione c’è, ma vedo il presidente Letta che sta affrontando la situazione con molta intelligenza e tranquillità. Al primo posto ci sono le priorità per il paese.
Ma Alfano ha commesso qualche errore?
Ha fornito una relazione in cui spiega quello che è accaduto. Sono fiduciosa che il caso possa rientrare.
Sbagliano perciò Matteo Renzi e i suoi sostenitori in Parlamento ad alimentare polemiche?
Confermo che mi interessano più le priorità che le polemiche. Dopo di che ognuno può esprimersi come meglio crede.
È un governo, quello delle larghe intese, che può portare a riforme epocali o vivete giorno per giorno?
E’ un governo che ha un’opportunità che poche altre volte si è presentata in passato, quella di fare riforme di peso.
Qual è il valore aggiunto?
Le diverse forze politiche che lo compongono. Se sapranno dialogare e trovare spazi comuni da condividere, potranno completare un virtuoso percorso di ricerca delle cose da fare per il bene della comunità. Le difficoltà ci sono, non le possiamo negare. Serve una formula per superare assieme i contrasti.
Calderoli è anche il “papà” del Porcellum. La cambierete questa legge elettorale?
Sta nel programma di governo, che è stato votato e che cercheremo di completare.
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