Intesa bipartisan a Palazzo sul ritorno delle case chiuse

TRIESTE. In Lombardia sono già avanti. L’iniziativa è della Lega Nord: abroghiamo la legge Merlin. Il Pdl va in scia e si prepara al referendum abrogativo. Un tam-tam che arriva in Fvg. Meno pronto, certo. Ma disponibile a parlarne. Al punto che Mara Piccin, capogruppo del Carroccio, dichiara: «Sono favorevole alla riapertura della case chiuse».
A sei mesi dalla proposta di legge per legalizzare e regolamentare la prostituzione presentata dalla Lega al Senato, il centrodestra in Lombardia è tornato all'attacco della legge Merlin che nel 1958 ha messo fuori legge le case chiuse. La proposta padana intende sfruttare l’articolo 75 della Costituzione che prevede la possibilità di indire un referendum popolare non solo se si raccolgono 500mila firme, ma anche se il quesito viene presentato da cinque Consigli regionali. La maggioranza Maroni, con Lega, Pdl, lista del presidente e Fratelli d’Italia uniti, ha dato il la alle operazioni. L’obiettivo è prevenire forme di sfruttamento e violenza e di togliere le prostitute dalle strade, facendo in modo che la loro diventi una professione. A quel punto, pagherebbero anche le tasse. «Far emergere questo giro d'affari enorme - rileva il capogruppo della Lega al Senato Massimo Bitonci – significherebbe per lo Stato e gli enti locali incassare abbastanza risorse per evitare non solo ulteriori aumenti fiscali ma anche per abbassare una serie di imposte». Servirebbero, per il referendum, analoghe iniziative di altri quattro Consigli regionali. Quello del Fvg pare aprire una strada. Almeno un’ipotesi di dialogo trasversale. La più esplicita, come in Lombardia, è la Lega. «Abrogare la legge Merlin? Sarebbe una decisione intelligente», dichiara Piccin premettendo di «biasimare gli ipocriti e i sepolcri imbiancati che tirano strumentalmente in ballo l’etica morale». «Al netto della retorica - prosegue - riaprire le case chiuse toglierebbe dai marciapiedi donne e ragazze divenute schiave del sesso a pagamento, costrette a lavorare nella clandestinità e nell’insicurezza, accettando condizioni indegne di sfruttamento. Non solo: legalizzare la prostituzione darebbe garanzie sanitarie che oggi mancano. E le nostre città risolverebbero un problema di decoro e di ordine». Piccin ricorda che di recente, a un passo da Tarvisio, è nata un’altra struttura «molto frequentata che offre servizi che qua esistono solo con il lavoro nero». Non me mancano pure in Slovenia.
Dei “parchi dell’amore” si è discusso anche in passato, soprattutto nel Pordenonese. E di una opportuna regolamentazione del fenomeno parlano anche Pd e M5S. Premesso che «il primo problema è la difesa e la salvaguardia della donna», Cristiano Shaurli, capogruppo democratico, avverte: «Bisogna fare emergere ogni forma di sfruttamento per contrastare il fenomeno. L’obiettivo delle istituzioni deve essere quello di impedire la mercificazione del corpo e di favorire la tutela primaria della persona». Considerazioni che sono anche di Elena Bianchi, che non dimentica anche la questione economica: «È una posizione personale - precisa la capogruppo grillina -, ma è un tema, quello delle eventuali modifiche alla Merlin, di cui si può ragionare tenendo pure in considerazione il nodo dei capitali, non di poco conto, che vanno all’estero». Nel centrodestra, più che altrove, si mescolano le anime laiche e cattoliche. «Sono contrario a ogni forma di mercificazione della donna - commenta Alessandro Colautti (Pdl) -, ma trovo insensato il moralismo. Non so se abolire la legge Merlin possa essere una soluzione a una problematica che ha caratteri diversi, e si collega pure al tema dell’immigrazione. Ma certamente è una materia da affrontare». Un «no» secco arriva invece da Bruno Marini, consigliere di Fi: «Mi rendo conto che ci sarebbero ragioni pratiche, economiche, fiscali per pensare all’abolizione di quella legge, ma io uno Stato-magnaccia non lo vedo. La donna va rispettata nella sua dignità e nel suo corpo: i valori vengono prima della pragmatica».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo