Intesa San Paolo, addio di Cucchiani

TRIESTE. Enrico Cucchiani si dimette dopo 21 mesi a capo della banca. Le deleghe esecutive verso il direttore generale vicario Carlo Messina. Si è risolto con un blitz domenicale dei consiglieri lo strappo al vertice di Intesa San Paolo. I consigli di sorveglianza e di gestione sono stati anticipati a ieri sera anche per evitare altre scosse alla riapertura dei mercati nel mezzo di una crisi politica. Da martedì scorso le azioni sono piombate dai massimi dell'anno a 1,70 agli attuali 1,58 euro, perdendo complessivamente un 6,8% e bruciando due miliardi di capitalizzazione. Cucchiani, di ritorno da New York, ha avuto un’ora di colloquio con i due presidenti Giovanni Bazoli e Gian Maria Gros-Pietro e avrebbe già trattato la sua uscita consensuale con le dimissioni. Per la liquidazione di Cucchiani si parla di 7 milioni di euro fra stipendi mancati e buonuscita. L’investitura del direttore generale Carlo Messina, classe 1962, nominato capo della Banca dei Territori nel 2012, sarebbe una scelta nella continuità. Messina sarà chiamato soprattutto a dare nuovo impulso alla rete commerciale. All’origine dello strappo con Cucchiani ci sarebbe una mancata condivisione su alcune scelte strategiche e gestionali del Ceo. Diverse le interpretazioni sulle cause. Non sarebbe piaciuto, secondo alcune ricostruzioni, l’attivismo internazionale di Cucchiani. La convinzione attribuita all’ex numero uno di Allianz che siano necessari nuovi partner bancari per aumentare il peso estero di Intesa avrebbe messo in allarme le Fondazioni timorose di vedere diluito il loro peso. Bocconiano, già plenipotenziario del colosso assicurativo Allianz in Italia, manager con esperienza internazionale, il profilo di Cucchiani corrisponde a un fautore del mercato e lontano dalle visioni “di sistema”. La situazione è precipitata nelle ultime settimane considerato che in aprile gli azionisti avevano riconfermato sia Bazoli sia Cucchiani ai rispettivi posti per i prossimi tre anni. Secondo altre ricostruzioni alla base del ribaltone ci sarebbe stata l’intervista rilasciata da Cucchiani a “Report” durante il forum di Cernobbio. Sui finanziamenti concessi a Romain Zaleski, il finanziare franco olandese amico di Bazoli, Cucchiani ha detto che lui all’epoca non c’era ma che bisognava andare avanti. Affermazione che avrebbe provocato la reazione di Bazoli e il dimissionamento di Cucchiani.
In realtà è accaduto in sostanza quello che il Financial Times ha definito un culture clash, uno scontro di culture. Milanese, 64 anni, Cucchiani è arrivato in Intesa nel 2011 nominato al posto del neo ministro Corrado Passera. Nel suo curriculum c’era una carriera di vertice nel colosso assicurativo tedesco Allianz. Già amministratore delegato e presidente della compagnia triestina del Lloyd Adriatico a fine anni Novanta, ha fatto parte del Vorstand del gruppo tedesco (consiglio di gestione) integrando con successo nel 2007 Lloyd, Ras e Subalbina in Allianz Italia di cui poi è divenuto presidente. Per gli analisti la sua gestione di Intesa San Paolo è stata positiva perché le azioni della banca sono salite di un terzo, fino a 1,70 euro, come ha rilevato anche il Financial Times. Con l’arrivo di Messina potrebbe poi tornare in primo piano il ruolo di Gaetano Micciché, direttore generale e numero uno di banca Imi, che durante la gestione Cucchiani ha dovuto rinunciare alla gestione delle partecipazioni strategiche come Rcs e Alitalia, Telco-Telecom. Si riapre poi il capitolo governance. Le fondazioni di origine bancaria, la milanese Cariplo e la torinese Compagnia di San Paolo, sono i principali azionisti d’Intesa che da tempo stanno spingendo per avviare un confronto sul tema. Soprattutto la Compagnia di San Paolo guidata da Sergio Chiamparino spinge per un ritorno al sistema tradizionale con un solo consiglio guidato da un solo presidente. Il consigliere delegato esce così di scena a Intesa San Paolo evitando drammatiche rese dei conti.
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